"Non guardiamo a chi sta davanti, sennò se loro vincono la prossima partita noi ci demorializziamo. Guardiamo ai punti che possimo e dobbiamo fare, così il morale resta alto. Poi alla fine, se gli altri saranno ancora davanti, faremo loro i complimenti perché li meriteranno". Così parlava Max Allegri, così starà ragionando anche Andrea Pirlo. Sì, perché anche se lui non c'era più nella squadra artefice della clamorosa rimonta del 2015-16, ha già confessato di aver appreso qualcosa da tutti i suoi allenatori. E da Max c'è sicuramente da apprendere quando si parla di gestione dei momenti e delle situazioni. 

Quell'anno la squadra di Allegri fece una vera e propria impresa, con una serie di 24 vittorie (e un pareggio) in 25 partite, ripartendo dopo l’11° posto iniziale. Come ricorda il Corriere dello Sport, alcuni giocatori gli davano quasi del “pazzo”, come poi confessò scherzando Giorgio Chiellini. Alla Juve sostengono tutti di crederci molto, che l'obiettivo sia ancora lo scudetto. Cosa serve fare? Vincerle tutte semplicemente. Vuol dire prendersi tutti i 36 punti a disposizione e portarsi a quota 91. Quota scudetto. Finora la Juve ha viaggiato a una media di 2,1 punti a partita, ora dovrebbe farne 3 di media o quasi. Ma rispetto al passato c'è una differenza: la Juve ora gioca una sola volta a settimana. Nella prima parte, infatti, ha buttato via la bellezza di 12 punti perdendo o pareggiando malamente partite giocate subito dopo la Champions League o dopo la Coppa Italia. La missione è già iniziata, ma la Juve non dipende più solo da se stessa: servono 90 punti, togliendone qualcuno e sperando che Antonio Conte ne perda qualcuno e stia ben lontano da 102 punti fatti alla guida della Juve. Ci si gioca tanto, tantissimo: Pirlo sulla scia di Max.