18 punti in 12 giornate, troppo pochi se si è la Juventus. Nella settimana che culmina con la trasferta dell'Olimpico, al cospetto della Lazio dell'ex Sarri, sono tanti gli elementi che provano ad accendere gli animi. Negli ultimi anni i giocatori bianconeri il fuoco dentro ce l'hanno avuto, tanto da cannibalizzare la Serie A e sfiorare per due volte la Champions League, cadendo solo in finale. Contro i biancocelesti non c'è la presunzione di definirla tale, anche perché questo sminuirebbe forse il dna del club. Quello che scorre nelle vene del vicepresidente, Pavel Nedved.

"NATI PER VINCERE" - Nedved è un altro grande ex della sfida. In campo non ci va ormai da anni, sicuramente pagherebbe oro per potersi infilare le scarpe e calcare il prato che lo ha lanciato nel grande calcio. Ma il passato è passato, oggi si deve vivere nel presente per costruirsi un futuro. Concetto che esprime in maniera chiara, più volte: "Abbiamo vinto per tanti anni, era arrivato il momento di cambiare e di ringiovanire la rosa facendo un giusto mix tra giocatori esperti come Chiellini e Bonucci, affiancandoli ad altri come De Ligt e Chiesa. L'obiettivo è creare un presente e un futuro per questo club, vogliamo continuare ad essere importanti in Italia e in Europa. Siamo all'inizio di un percorso per avere un giusto mix per poter continuare a vincere. Abbiamo ringiovanito la rosa, per pensare al presente e al futuro. Il futuro è sempre quello, la Juventus è nata per vincere".

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"ALL OR NOTHING" - E quasi a rafforzare ancora di più il concetto arriva la presentazione della serie sulla Juventus firmata da Amazon. Quel 'tutto o niente' in realtà è diventato una Coppa Italia, una Supercoppa e un quarto posto che è valso la Champions League, dove i bianconeri a dire la verità stanno viaggiando a vele spiegate, già certi di essere tra le migliori 16 d'Europa. Ma con la Lazio è una sfida crocevia della stagione: non tanto per la classifica, quanto per il ritorno a imporsi con forza contro una big. Dare un segnale, a tutta Italia ma soprattutto a se stessi. Perché vincere, a certe latitudini, non è importante: è l'unica cosa che conta