Allegri sarà pure tornato al suo amato “indietro tutta”, avrà pure sposato senza remore la sua vocazione difensivista dopo la sconfitta col Sassuolo, continuerà pure a credere in giocatori come Alex Sandro, ma...

 Ma non ne siamo del tutto convinti. Intanto la sconfitta col Sassuolo deriva da due errori occasionali, poi non è detto che Alex Sandro ritorni titolare fisso. La sua assenza, in realtà, non è stata affatto dolorosa e Allegri è un realista. Il vecchio catenaccio non ci piace, ma ci sembra, piuttosto, una necessità. Continuiamo a pensare, infatti, che la rosa non sia eccelsa e che Chiesa non sia del tutto recuperato, anche se Cambiaso e Weah sono due buone novità.

Il problema della Juventus sembra essere, piuttosto, di natura atletica. D'accordo sul fatto che bisogna saper correre, ma anche che si sia in condizione di farlo: la Juve corre poco e, se a questo si somma la scarsa agilità dei difensori, potremmo capire perché il suo centrocampo raramente si avventuri oltre i dieci metri della propria area di rigore. I centrocampisti fanno quello che, in altre squadre, vediamo fare ai difensori ovvero sono loro a difendere alto. E allora i tre dietro cosa fanno? Siccome sono lenti preferiscono giocare uno vicino all'altro e quindi sono obbligati a scegliere una porzione di campo poco estesa: la propria area di rigore. In questo modo si sprecano anche minori energie e si corre meno.

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Il fattore dinamico (corsa) e quello tecnico-fisico (velocità, agilità) vanno, dunque, di pari passo. Questo spiega perché quasi tutte le squadre, quando decidono di attaccare, siano in grado di schiacciare i bianconeri nella propria area. L'effetto fortino può durare quasi tutta la partita, come contro la Fiorentina o per alcune decine di minuti, come contro il Cagliari. Resta il fatto che l'essere assediati sia disposizione e destino di questa Juventus.