Nella rottura tra le parti ci sono certamente motivi tecnici, legati soprattutto alla tenuta fisica di Leonardo Bonucci che, nell’ultima stagione, non ha potuto dare continuità a causa dei continui acciacchi. È altrettanto chiaro, però, che nell’acuirsi delle tensioni ci siano motivazioni personali che hanno radici lontane e che se percorse portano alla tribuna autorità dell’Estadio Do Dragao a Oporto e a quel celebre sgabello.
La risposta alla domanda sull’utilità sembra essere nascosta tra le parole di qualche settimana fa di Bremer, intervistato dai principali quotidiani sportivi italiani: “L’anno scorso abbiamo fatto poco la costruzione dal basso. E stiamo lavorando anche tanto sull’intensità in questo precampionato. E si vede dagli allenamenti: è stata la prima cosa che il mister ci ha chiesto”.
Intensità e costruzione dal basso, nuovi aspetti che concorrono a creare l’identità della Juventus 23/24. Il tentativo si è visto, ma non sempre ha convinto. In questa Juve manca un centrale difensivo forte tecnicamente, abile nel far girare palla, nel giocare sul corto e sul lungo e farlo con la giusta freddezza. Identikit che risponde a chi? Esatto, a Leonardo Bonucci.