Il fatto, a mio avviso molto grave e offensivo per tutti gli appassionati bianconeri, è che almeno tre giocatori della Juventus l’hanno per così dire fatta fuori dal vaso comportandosi dialetticamente come degli autentici “bulli” da strada. Un evento tanto più grave se si considera che tale atteggiamento esecrabile è stato tenuto non da tre ragazzini emotivamente fragili ma da altrettanti “campioni” che, per diversi motivi dovrebbero rappresentare il “nome” della stessa Juventus e preservarne la sua tradizionale dignità pubblica.
Buffon, Chiellini e Benatia hanno invece messo in mostra la parte peggiore dei loro “ego” con dichiarazioni del tutto fuori luogo, esagerate e persino intellettualmente violente. Tutto ciò solo in parte “a caldo” (come sarebbe stato comprensibile anche se non giustificabile), ma poi anche cavalcando la successiva onda lunga della rissa tra bande rivali. Un “bullismo” da quattro soldi, messo in scena da professionisti socialmente ed economicamente privilegiati, che mortifica e offende non solo la parte “pensante” dell’intero popolo bianconero ma l’etica comune.
Tant’è, a questo punto, visto che a nessuno dei tre “bulli” viene da chiedere scusa, sarebbe opportuno che qualcuno della società lo facesse a nome non loro ma della Juventus sull’esempio di pacatezza e di classe fornito dal presidente Andrea Agnelli subito dopo la gara di Madrid. Da parte sua anche Allegri potrebbe osare qualcosa del tipo far saltare un allenamento ai tre “bulli” e costringerli alla visione ripetuta di un vecchio filmato nel quale l’Avvocato risponde sorridendo a un cronista “Noi alla Juventus non parliamo mai di arbitri o di rigori. Sarebbe da provinciali. E poi ricordiamoci sempre che questo è un gioco”. Mi permetto di aggiungere. Un gioco, se ancora lo è, che nessuno deve usare come strumento diseducativo per tutti i giovani e i bambini del mondo. Neppure tre “bulli” bianconeri.
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