Per una questione d'orgoglio. Per una questione di soldi. Per una questione soprattutto di sorteggio. Alla fine, il gelo dello Stadium si è riscaldato nel coro unico dei tifosi: l'esultanza non era certo per l'1-0 targato Moise Kean, ma per il 3-3 in cui si è rinchiuso il Chelsea all'ultimo minuto. Rimonte e contro-rimonte, a San Pietroburgo, mentre i bianconeri gestivano un vantaggio nato quasi per caso in una partita in cui ha spinto spesso sull'acceleratore e quasi mai ha chiuso i conti. Come un pugile che vince ai punti, col colpo del kappao inspiegabilmente ancora in canna.
LA PALLINA GIUSTA - In realtà, per spiegare, un senso alla partita della Juventus lo si trova pure: da una parte l'eterna mancanza di una punta concreta (Kean, bel gol, ma il bomber è un'altra cosa), dall'altra l'irrisolutezza della fase offensiva della squadra. Due indizi che fanno una prova: davanti non s'è inceppato nulla, è proprio carestia d'acqua anche se attorno piovono occasioni. Insomma, servirà altro dagli ottavi di finale in poi. E servirà avere anche un po' di fortuna in zona sorteggi, anche se poi è stata sciupata in questi anni di sorrisi alle urne e di pianti a fine partita. Serve la pallina giusta, oltre alla palla giusta. Spalancandosi così una bella occasione. E un po' di fiducia in più, che anche in campionato potrebbe non guastare.
PANORAMICA SULLE POSSIBILI AVVERSARIE DELLA JUVE