Bastone e carota, carota e bastone. La "strategia" utilizzata da Massimiliano Allegri con Arthur sembra la stessa già sperimentata negli scorsi anni con Miralem Pjanic. Se infatti il centrocampista brasiliano, dopo essere stato a un passo dall'addio alla Juve a gennaio, è riuscito a ritagliarsi più spazio in campo, il "merito" non è stato solo degli infortuni dei compagni di reparto. Come sottolinea l'edizione odierna di Tuttosport, l'ex Barcellona non è esattamente il prototipo per la linea mediana che aveva in mente il tecnico livornese, che tuttavia ha riconosciuto in lui la qualità tecnica, dote essenziale da unire alla buona volontà. E proprio da qui, sostanzialmente, ha potuto prendere le mosse il suo lavoro da allenatore, quello diretto a far migliorare di allenamento in allenamento, di partita in partita, tutti i giocatori a disposizione.
Proprio come aveva fatto con Pjanic, appunto, che da trequartista (o mezzala) era stato trasformato nel "cervello" da piazzare davanti alla difesa, per far girare tutta la squadra. Il tutto alternando consigli e coccole a stoccate, anche pubbliche. "A volte mi fa imbestialire quando gioca quelle pallette a cinque metri", disse una volta Allegri sul bosniaco, con un tono non diverso da quello utilizzato più di recente per Arthur: "È un po' come i bimbi piccini, vede il pallone e gli va dietro. Deve essere bravo a gestirsi di più". Poi, però, anche i complimenti: "Sta crescendo, ha qualità tecniche straordinarie". E ancora: "Ha preso in mano la squadra". Una strategia abbastanza chiara, insomma, che sembra abbia già dato i suoi frutti. Arthur sta crescendo, se la cura funziona...