Scanzonato e ribelle come lo si può essere a 18 anni. Quella naturale tendenza ad andare oltre i limiti, con il problema che se sei un calciatore professionista tutto è amplificato e messo sotto i riflettori. Una “rebeldia” da incanalare solo verso il campo, come suggeriva qualche mese fa il suo allenatore Paolo Montero. Parliamo del centrocampista classe 2005 Nonge Boende, da poco aggregato in pianta stabile al gruppo della prima squadra.
 
Nonge è stato l’ultimo della truppa dei 2005 d’oro a raggiungere Massimiliano Allegri. Huijsen è la maturità, Yildiz è la fame combinata alla qualità, Nonge è classe pura, ma… C’è un ma. E quel ma si traduce nell’essere ancora un ragazzino scanzonato e poco propenso alla vita che scorre sui binari prestabiliti del calciatore professionista. E il senso della sua promozione in prima squadra è anche in questo: permettere che il percorso di maturazione acceleri, allenandosi quotidianamente con i grandi e far sì che la sua grande qualità non vada sprecata. Tutto questo, e non è solo un dettaglio scherzoso, si vede nel siparietto con Szczesny e Gatti qui di seguito:

   
E in tutto questo c’è il senso del progetto seconda squadra. Ogni giovane calciatore ha i suoi tempi di maturazione e un percorso che deve compiere. Salire e scendere dalla prima squadra aiuta la crescita, così come farsi le ossa sui campi della serie C e, in caso di bisogno, magari tornare in Primavera. L’importante è non disperdere il talento, farlo con quello di Nonge sarebbe peccato mortale.