In questo gran parlare di cessioni, acquisti, rivoluzioni e insoddisfazioni, c'è un aspetto che non va mai dimenticato, né sottovalutato: è il campo. O meglio: gli effetti che il mercato, specialmente quello di gennaio, ha in maniera diretta, chiara, inequivocabile sul terreno di gioco e quindi le dinamiche di una squadra. Moise Kean che lascia la Juventus - questa è la sua intenzione, vedremo se sarà assecondato - avrebbe inevitabilmente effetti collaterali. 

Potrebbe essere medicina per lui e per le sue ambizioni da Europeo, però la mancanza potrebbe lasciare la Juve scoperta nell'unico ruolo in cui si sentiva forse al pari dell'avversaria principale, ossia l'Inter. Bene: altro eterno dilemma. Accontentare lo scontento o provare a cambizre i sentimenti in corsa? Non c'è risposta. E forse nemmeno tempo. 


La posizione della Juve su Kean


Gazzetta - Kean, non solo Monza e Fiorentina: un altro club lo ha chiesto
La situazione è questa: Kean, al momento infortunato, si vede con poche chance di trovare minuti nelle prossime partite. La Juve avrà potenzialmente 23 gare ancora da disputare in questa stagione, è esattamente al giro di boa di un'annata che può diventare unica, ma oggettivamente troppo stretta per il classe 2000. Che vuole l'azzurro Nazionale, che lavora per partecipare agli Europei, che ha l'occasione di smarcarsi dal ruolo di enfant prodige e di incidere nel mondo del calcio a modo suo. Kean si sente cresciuto: vuole continuità. E vuole una piazza che gliela possa dare nei prossimi sei mesi, o anche di più.

Da parte della Juventus non c'è tanta voglia di lasciar partire un giocatore che ha dimostrato di essere a suo modo determinante in questa prima parte di annata. Tra ottobre e metà novembre è stato il centravanti titolare della squadra: non ha trovato il gol, ma spesso ha lasciato sensazioni importanti. Da giocatore differente anche solo rispetto a qualche mese fa. Che ha ravvivato, seppur senza reti, una parte di stagione in cui la Juve ha raccolto 5 successi su 6. 


Cessione Kean: i rischi dell'operazione


I numeri spiegano soltanto parzialmente. La vera preoccupazione riguarda soprattutto le condizioni fisiche degli altri attaccanti. L'ultimo esempio è Federico Chiesa: ginocchio gonfio, allenamenti saltati, la sensazione che questo - come già accaduto - sia uno scenario destinato a ripetersi in maniera grossomodo frequente. 

Poi Vlahovic: ha appena trovato continuità, ma la sua storia juventina parla sempre di alti e bassi, di periodi felici e infelici. Questi ultimi li sta vivendo Arek Milik, alla ricerca della leggerezza perduta. Può restare tutto sulle spalle del giovane Yildiz? "Non diamogli troppe pressioni", direbbe Allegri. Giustamente. Un po' ne potrebbe mantenere anche Moise Kean, se la società ragionasse in maniera più egoistica...