Se Federico Gatti è l'emblema della Juve operaia, quella che sa soffrire e vincere senza nemmeno badare troppo ai tatticismi, Adrien Rabiot è sempre più l'immagine del capitano vero, del leader in grado di prendere per mano la squadra e trascinarla al di là del guado, anche quando si ha la sensazione di camminare tra i carboni ardenti o lungo un sentiero accidentato. Il pupillo di Massimiliano Allegri è l'uomo copertina del match contro il Monza: suo il gol dell'iniziale vantaggio, capace di cancellare subito il doppio errore di Dusan Vlahovic dal dischetto, sua almeno per metà anche la rete di Gatti sul gong, quando i bianconeri sembravano ormai condannati alla beffa del pareggio.

IN DIREZIONE CONTRARIA - E allora quella fascia, al suo braccio anche ieri nonostante il ritorno in campo di Alex Sandro, è meritatissima. Anche perché Adrien è stato il primo a parlare pubblicamente di scudetto, dopo il Derby d'Italia contro l'Inter, ed è tornato a farlo ieri sera dopo il successo all'U-Power Stadium, quasi a voler remare in direzione ostinata e contraria rispetto al tecnico livornese che invece continua a ripetere come un mantra che il vero obiettivo è la Champions League, che per il tricolore ci sarà da lottare anche con Milan e Napoli.

Monza-Juve 1-2: RABIOT e GATTI, vittoria fondamentale e primo posto!
FINO ALLA FINE - Il francese, come noto, deve ancora definire il suo futuro a fine stagione, dopo il rinnovo annuale firmato nel giugno scorso. E chissà, forse è anche per questo che vuole essere il primo a credere nello scudetto, che se davvero dovesse prendere la strada di Torino gli darebbe la necessaria motivazione per rimanere in una squadra che, per quanto ne dicano i detrattori, dimostra ogni giorno di amare e meritare. Per stare alla Juve serve tanta voglia di lottare e soffrire ma anche una certa umiltà, quella che Rabiot ha "insegnato" a Roberto Gagliardini ricordandogli che le partite terminano solo quando l'arbitro fischia. Forse l'ex Inter non ricordava il motto della Vecchia Signora, "fino alla fine", ma ora probabilmente non lo dimenticherà più. Adrien, invece, già lo sapeva. E continuerà a tenerlo lì, tra mente e cuore, come solo i veri capitani sanno fare. "Fino alla fine" di ogni partita e dell'intera stagione, con la meta sempre nel mirino.