Questa sera, al terzo minuto di Salernitana-Juve, le tifoserie delle due squadre si uniranno in un coro unanime, esponendo due striscioni per onorarne la memoria. Seppur non fisicamente sul campo, Andrea Fortunato sarà il grande protagonista della partita allo Stadio Arechi, quello della sua città, lasciata per inseguire un sogno che lo vide arrivare fino a Torino, sponda bianconera, e che solo la leucemia riuscì a spegnere, decisamente troppo presto. 
In attesa della partita, l'edizione odierna della Gazzetta dello Sport propone una bella intervista a Fabrizio Ravanelli, il migliore amico nel calcio di Andrea Fortunato, con cui ha vissuto due delle sue quattro stagioni alla Juve. "Eravamo grandi amici e compagni di camera. Abbiamo fatto il militare insieme nella Compagnia Atleti a Napoli e abbiamo vinto un Mondiale in Olanda con De Sisti. Poi la vita condivisa alla Juve: ricordo le uscite serali, come se fossero successe ieri. Io sposato, lui con la sua ragazza", racconta l'ex calciatore. "Andrea aveva un carattere molto forte, un po' alla Ibra: la sua voglia di arrivare si poteva scambiare per presunzione. Voleva diventare il terzino più forte d'Italia, il titolare della Nazionale". 
Salernitana-Juve, tifosi uniti dall'omaggio a Fortunato
Andrea si curò a Perugia... "La mia città. C'è stato un momento in cui pensavamo che il peggio fosse superato e Andrea ce l'avrebbe fatta. I medici ci davano speranze. Poi la grande tristezza del 25 aprile. Una batosta per tutti, per me, per la sua famiglia, per il papà di Andrea che non c'è più [...]. Che immagine emerge pensando a lui? Il suo gol alla Lazio, segnato a Roma. Il suo cross per il mio gol al Groningen. E le sere passate in camera insieme, con la camomilla e una fetta di crostata prima di dormire. Non lo dimenticherò mai". E sul momento di omaggio previsto questa sera: "Sarà un'emozione grandissima. Andrea vive ancora in me".