In caso di gol, ha già promesso di non esultare. Perché il presente è importante, ma il passato merita di essere rispettato, e lui lo sa bene. Paulo Dybala è pronto a tornare all'Allianz Stadium, il luogo che ha chiamato "casa" per sette anni, prima che la sua storia con la Juve andasse incontro a una fine anticipata (per lui, che ormai si vedeva in bianconero a vita) dopo uno strappo con il club sul rinnovo le cui radici risalgono ancora al 2019, all'estate del suo "gran rifiuto" al Manchester United che lo avrebbe voluto in cambio di Romelu Lukaku, con il benestare di Madama.

Sabato la Joya tornerà sul campo a lui tanto familiare 103 giorni dopo l'ultima volta, quel 16 maggio di cui ora rimangono solo alcune istantanee cariche di nostalgia: la sua "sfilata" in lacrime sotto la curva, per ricevere l'abbraccio dei tifosi che lo avevano tanto amato, la sosta in mezzo al rettangolo verde con Alvaro Morata e Dusan Vlahovic, quasi a voler prolungare il più possibile la sua permanenza su quel terreno di gioco, ma anche in quella Torino che gli resterà sempre nel cuore. Tra pochi giorni Paulo ritroverà l'Allianz, quella "famiglia" con cui ha esultato per la vittoria di 12 trofei e per i suoi 115 gol in 293 presenze. Forse, in città, ci ritornerà con un po' di amaro di bocca, oltre che con la sana voglia di rivincita tipica di chi ha sofferto per una storia lunga e intensa, ma anche sofferta e tormentata come tutte le grandi passioni. Alla Roma, la sua nuova squadra, aveva segnato il primo gol in Serie A: forse un segno del destino, impresso sulla pagina di un libro che ora si sta per arricchire di un nuovo capitolo.