MONZA - «Fine settembre ’75 entro nel Monza, nel ’79 incontro Berlusconi, senza quei dieci anni, quella gavetta, non mi avrebbe mai affidato la gestione del Milan. Stanco io? Sono carico a pallettoni. Un unicum. Qualcosa di diverso da tutto il resto, il senso di appartenenza come principio fondamentale e valore coltivato con orgoglio. Il capo azienda, il sottoscritto, è nato a Monza e il capitano pure. Matteo Pessina, che è indiscutibilmente un ottimo giocatore, ha solide radici monzesi».
COLPANI - «Nessuno si è fatto vivo con noi per parlare di Colpani. Ha cinque anni di contratto, siamo a dicembre e fino a giugno e oltre non è trattabile. Diverso è stato il discorso per Carlos Augusto, che aveva ancora un anno e volendo diventare terzino del Brasile chiese di andare all’Inter. Ha avuto ragione: giocando con noi un’intera stagione non era mai stato considerato, sono bastate poche presenze nell’Inter e le porte della nazionale si sono aperte. Succedeva la stessa cosa al Milan: bastava indossare quella maglia per catturare l’attenzione dei vari selezionatori».
ALLEGRI - «Da affetto e stima inattaccabili. Lui ha chiuso col Milan il 25 gennaio 2014, da allora il nostro rapporto si è addirittura consolidato. Dopo lo scudetto col Milan, Max ha vinto cinque campionati di fila con la Juve, quattro Coppe Italia, due supercoppe italiane e disputato due finali di Champions, perse con club del tutto sconosciuti, il Real di Ronaldo e il Barcellona di Messi. Ma di cosa cazzo vogliamo parlare!... Aspetta: sostituisci la parolina e metti cosa».
ALLEGRI DUE - «Tornando a Max, come ho raccontato alla Bocci lo portai ad Arcore il giorno della finale di Champions Inter-Bayern. Non si trattò di una cena, ma di un pranzo perché mi aveva chiesto di rientrare a Livorno per vedere la partita da casa. Ricevette la benedizione del presidente e ripartì... Monza-Juve mi riporta a mia mamma che a 7, 8, 10 anni mi accompagnava allo stadio e ripeteva che un giorno il Monza avrebbe giocato in serie A. L’ho persa quando ne avevo meno di 15. Per cui posso serenamente affermare che il legame con questa società ha qualcosa di spirituale, riunisce due anime. Ed è l’effetto di un’autentica e prepotente vocazione».