La Juve lo ha confermato ieri sera: sta uscendo pubblicamente dal progetto Superlega. Un addio graduale, anche politico, con cui il club attuale si dissocia dal “progetto” creato da Florentino e Andrea Agnelli, pur non uscendo subito come pensava, perché la società esiste ancora. Non ci sono sorprese, infatti, perché esattamente come è successo a City, Chelsea, Milan e così via, tutti sono usciti ma, formalmente, sono ancora dentro la società creata nel 2021 in Spagna, da cui solo l'Inter è realmente fuori. E non solo: come scrive la Gazzetta, i legami contrattuali tra i tre rimasti a lungo sulle barricate — Real, Barcellona e Juve — sono stati resi più vincolanti giuridicamente ed economicamente in questi due anni. Clausole ora materia per avvocati.

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Al momento, la Superlega è qualcosa di virtuale, in attesa della sentenza della Corte del Lussemburgo sull’eventuale abuso di posizione dell’Uefa, perché un’eventuale apertura della Corte Ue cambierebbe qualcosa, nonostante il torneo andrebbe ricreato quasi da capo. Intanto - si legge - "la A22, la società creata per gestire gli interessi della Superlega, è sempre al lavoro con Agnelli e i suoi uomini stanno contattando club europei, anche medi, per coinvolgerli, ma le risposte sono negative. Agnelli, Florentino, la A22, vogliono sostituirsi alla Uefa, essere loro gli organizzatori (privati) della futura Champions". E non solo: "Il 6 giugno la Juve ha comunicato la decisione di lasciare, ma prima c’era stata una telefonata di fuoco tra Agnelli, informato della decisione, e i nuovi dirigenti, ai quali l’ex presidente ha rinfacciato un atteggiamento medioevale". L’uscita della Juve, trattata con l’Uefa, è stata anche una via di fuga politica dopo gli ultimi eventi. Nel frattempo la Juve attende la decisione sulla partecipazione alle coppe: la prospettiva è un anno di stop (niente Conference) e una multa, c'è tempo fino a fine luglio.