C’è un modo di dire, che si usa spesso in questi momenti: “Toccato il fondo, l’unica possibilità è quella di risalire”. Adesso guardiamoci in faccia, e siamo franchi: quante volte, nelle ultime due stagioni, abbiamo sentito questa frase, riferita alla Juventus? I giocatori della Vecchia Signora, ma non solo loro, sembrano dei provetti minatori, caduti in un pozzo senza fondo, dove è possibile scavare all’infinito, senza mai trovare la via per rivedere la luce. “E quindi uscimmo a riveder le stelle”? No. Le uniche stelle sono quelle cartoonesche che girano sulla testa degli juventini, che stanno a simboleggiare la batosta presa questa sera, l’ennesima.

Ci siamo illusi. Chi più, chi meno. Prima del Sassuolo credevamo che Allegri avesse trovato la via per ridare solidità alla squadra, in campo e nello spogliatoio. Credevamo che il gruppo si fosse cementato, nuovamente; credevamo di avere di fronte una “squadra”. Niente di tutto ciò. La striscia di vittorie è poco più di una casualità, e i segnali d’allarme già suonavano forte, solo coperti dalle esultanze, dal rumore di quei “passettini” fatti in classifica. La verità è che la Juventus è una squadra senza anima, senza cuore, senza consapevolezza di cosa voglia dire indossare la maglia della Vecchia Signora e di cosa questa significhi per milioni di tifosi. E senza gioco: e qui le responsabilità sono di Massimiliano Allegri.

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Quindi, ricapitoliamo: una squadra che non ha idea di cosa fare con il pallone tra i piedi, reparti distanti e scollati, fame e grinta non pervenute, individualità che a Torino hanno portato poco e nulla. Nell’ultima Assemblea degli Azionisti abbiamo sentito parlare di futuro e di risultati sportivi, da mettere al primo posto. Ma come è possibile parlare di futuro, se queste sono le basi? Più che altro, qui ci troviamo di fronte ad un ritorno al passato, al periodo antecedente a Conte, a quando la Juventus era retrocessa nei ranghi del calcio italiano e non faceva più paura a nessuno. Perché è così: nessuno ha più timore della squadra bianconera, sicuramente non ne hanno le squadre che lottano per lo scudetto.

Un’altra frase che, come un leitmotiv, ci accompagna: “Alla Juventus, tutti i giorni, sono tutti sotto esame”. E allora, si apra la crisi, chiaramente, e che metta sotto esame tutti i livelli societari. E, soprattutto, si parli francamente, i tifosi meritano di sentirselo dire: questa squadra non può ambire ai primi posti del campionato, in questa stagione. Con questi presupposti, non c’è nessuna risalita possibile, quella auspicata da Nedved giusto ieri, in conferenza stampa. Si cominci a parlare di obiettivo Champions League e, soprattutto, ci si cali nella parte. Nella parte della squadra provinciale, capace di gettare il cuore oltre l’ostacolo, battagliera. Nella parte della Juventus che cancellò il periodo nero. Esatto, nella parte della squadra guidata da Conte, ai tempi. Ma la vera domanda è: questa rosa è in grado di vestire i panni degli “undici piemontesi tosti”? O continuerà a indossare l’elmetto con il faretto, per continuare a scavare, verso un nuovo fondo.