Non ha segnato, ma questa volta le ha tentate davvero tutte, riuscendo a prendersi la scena anche senza un gol. E poco importa se per una notte ci ha pensato qualcun altro, ciò che contava era conquistare l'obiettivo, soffiandolo proprio alla sua ex squadra. Juve-Fiorentina è stata anche la partita di Dusan Vlahovic. Era lui il più atteso, il più temuto, il più voglioso di mettersi in mostra tra le mura dello stadio di casa anche per cancellare l'accoglienza che il 2 marzo scorso gli avevano tributato al Franchi i suoi ex tifosi, dai quali è stato subito additato come un voltagabbana, un traditore degno di un girone dantesco. All'Allianz Stadium il serbo voleva incidere a tutti i costi, lo si vedeva sul suo volto, nei suoi movimenti. A tratti anche un po' nervosi, dopo qualche battibecco nei primi minuti con i compagni, ma comunque aggressivi quanto bastava per mettere in apprensione gli avversari, prima con un sinistro pericoloso, poi con un bell'assist di tacco per Alvaro Morata, non andato a buon fine come il pallonetto tentato su Dragowski. 
A timbrare, poi, è stato un altro grande ex, ma Vlahovic ha potuto comunque esultare: "È cucita sul petto, la portiamo nel cuore e con orgoglio torniamo a giocarcela", ha scritto sui social al termine della gara, consapevole che, a differenza della Fiorentina, l'11 maggio potrà lottare per un trofeo. E con i viola, poi, non è ancora finita: il 22 maggio la Juve chiuderà la stagione proprio al Franchi, dove già i tifosi attendono con ansia il suo ritorno per riservargli un'accoglienza "speciale", nel loro stile. Per ora, il 22enne ha altro a cui pensare. A Torino c'è un quarto posto da blindare, e una finale da vincere.