Questa è la Juve? O meglio: questo è l'orgoglio della Juve? Perché è tutto qui, in una disperata ricerca di una reazione, la mancanza principale di una squadra vuota, sterile, priva di idee e di un centrocampo. E' un macigno pesantissimo, è un tonfo storico perché mai prima di questa sera l'Empoli era riuscito a vincere in trasferta, qui a Torino. Dà l'idea proprio della pesantezza della caduta, e non dà una traccia su cui lavorare. Semplicemente, dopo la botta, c'è da azzerare e ripartire. E farlo con le idee chiare, evitando sovraffollamenti di intuizioni, ergo esperimenti dell'ultim'ora. 

NON FUNZIONA - Del resto, l'ha raccontato la partita. Allegri ha riportato al centro del villaggio un rombo spuntato, con McKennie a legare i reparti e a riempire l'area. Le premesse erano piuttosto complicate, i fatti sono stati seriamente disastrosi. Vuoi perché l'americano ha vagato quarantacinque minuti superando poche volte la barriera dell'Empoli, vuoi perché Danilo si adatta ma non cambia. Non è un regista. Non può impostare l'azione o fornire un percorso da seguire per la squadra. La Juve si è fermata al ferro di cavallo, ha provato a rovesciarlo, ha servito Dybala sulla trequarti e Dybala è sembrato un sacco da boxe colpito a più riprese. Anche se andava dentro fortissimo, tornava puntualmente indietro. Come fosse la sua natura. 

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SENZA RONALDO - Il tradimento si è consumato però nell'atteggiamento. Nei giorni della fuga di Ronaldo, alla Juve si chiedeva un rinforzo d'orgoglio, un sussulto di sentimento. Dimostrare che anche con il più forte emigrato per sua forte, fortissima volontà, lo stemma superava l'uomo e il futuro era in mani salde. Questa è la squadra di Allegri, oggi più che mai, e nelle prime due partite la squadra di Allegri è stata fragile, forte, impulsiva, spaventata, distratta, affranta. In ogni modo, sopraffatta dagli eventi. Debole di testa. A prescindere da tutti i problemi di campo - e ce ne sono -, oggi la Juventus è un vaso prezioso distrutto in mille punti. Serve tempo, colla e pazienza per rimetterli insieme. E serve coraggio. Quello che aveva CR7, saltato sul primo aereo e lontano da una squadra ferita e non solo dal suo addio.