Simone Bastoni, ex calciatore dello Spezia, ha raccontato il rapporto e il calcio di Thiago Motta, suo allenatore nel 2021-22, alla prima vera esperienza tra i professionisti per il tecnico. Ecco le sue parole: "Diciamo che allo Spezia eravamo il bocciolo che poi al Bologna è fiorito. Se la Juve lo prende per me fa la scelta giusta. Thiago Motta ha dimostrato ampiamente le sue capacità e penso sia pronto per una grandissima squadra. E gli auguro tutto il meglio, perché se lo merita".  

SORPRESO? - «No, sorpreso sicuramente no. Già con noi a La Spezia si vedeva che era un allenatore capace, con delle idee, e col passare del tempo ha dimostrato a tutti che sono ottime idee. Con il Bologna è riuscito a raggiungere un traguardo incredibile, tanto di cappello: è stato molto bravo a perseguire le sue idee e andare avanti» . 
 
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IN SPOGLIATOIO - «Si è subito rapportato con noi come se fosse ancora giocatore, come fosse parte integrante del gruppo, e si è creato subito un grande rapporto con tutta la squadra. Questo però non significa certo che non si capisse chi era la guida: con lui è quasi impossibile, si fa valere e anche parecchio. Penso si sia fatto conoscere anche a Bologna...» 
 
I CONCETTI - «Sì. Si è presentato chiedendoci fin dai primi giorni di allenamento di avere il coraggio di giocare dal basso, di iniziare la costruzione cercando sempre il fraseggio, senza tirare pallonate in avanti. E anche a Bologna ho visto che ha continuato così. Il fine è quello di attirare gli avversari per creare spazio da attaccare alle loro spalle. A prescindere dal modulo che utilizzavamo o dall’avversario, quella era una costante. Il suo tipo di calcio è questo. Ci ha subito e sempre chiesto essere sempre propositivi, coraggiosi nel cercare di portare avanti la propria idea. Credo siano le parole che descrivono meglio la sua idea di gioco» . 
 
GLI ALLENAMENTI - «Durante la settimana si prepara quello che si vorrebbe fare in partita. Tutto ciò che si vede nei 90 minuti è stato provato molte volte durante la settimana. Ed è un lavoro che cambia, o almeno così era allo Spezia, in base alle caratteristiche dell’avversario. A Bologna l’anno scorso e quest’anno mi pare abbia raggiunto un’identità più forte, plasmandosi di meno sugli avversari. Sono più gli altri che hanno iniziato a preoccuparsi di come gioca lui che viceversa. Allenamenti? Sempre molto intensi, con tanti possessi a tema e partitine, che servivano al tempo stesso a migliorare la tecnica e a ricreare le situazioni che poi ci trovavamo ad affrontare in partita » .  
 
RECUPERO PALLA - «Intanto a palla persa dovevamo subito riaggredire per cercare di recuperarla il prima possibile. Anche questo è uno dei punti di forza del suo modo di giocare: appena persa palla spesso ci sono tre o quattro uomini che attaccano il portatore. È un atteggiamento rischioso, ma che porta anche dei benefici e credo che i pro siano più dei contro: recuperare subito palla in avanti ti permette di creare una nuova azione offensiva, più facile da trasformare in occasione da gol rispetto a un’azione nata da un recupero più basso» . 
 
CAMBI POSIZIONE - «Io avevo giocato soprattutto terzino la stagione precedente, con lui sono tornato a fare il centrocampista come avevo sempre fatto, comunque si basa molto sulle caratteristiche dei giocatori. Sugli scambi di posizione lavoravamo già anche noi, ma è una caratteristica che a Bologna ha accentuato e migliorato. Era una cosa che richiedeva anche a noi, ma non sempre riuscivamo a farla bene, magari ci mancava un pochino di quel coraggio che è riuscito a trovare a Bologna. Però sì, anche a noi chiedeva soprattutto di alzare un difensore: quando giocavamo a tre dietro ci riuscivamo abbastanza, a due (centrali, ndr) per noi era un pochino più complicato» . 
 
LO SPAZIO - «Thiago Motta voleva prima di tutto che capissimo dov’era lo spazio e, in base alle posizioni in campo in quel momento, andassimo ad occuparlo: se era più a sinistra tendenzialmente andavo io, più a destra Maggiore. Il Bologna lo ha fatto con una maggiore indipendenza dai ruoli di partenza: diciamo che noi eravamo il bocciolo che poi a Bologna è fiorito».