COMMISSIONE ANTIDOPING - «Programma i controlli, coprendo la Serie A a tappeto con uno o due test per squadra al termine di ogni partita. I nostri, uno minimo allo stadio a seconda della gara, avvertono l’atleta sorteggiato, lo accompagnano al controllo e non lo perdono più di vista. Il medico della federazione medico sportiva effettua il prelievo che può essere di urine o di sangue. Il nostro lavoro sul campo finisce lì. E fuori dal campo? Prevenzione e formazione. Seguendo un protocollo Uefa, facciamo ad esempio degli aggiornamenti per le squadre che partecipano alle coppe, andando nei centri sportivi dove parliamo con gli atleti e con i tesserati, spieghiamo le procedure e i rischi in caso di assunzione di sostanze sospette come certi integratori. Illustriamo nel dettaglio anche le sanzioni previste dal codice antidoping. I tesserati sanno a cosa vanno incontro, sono a conoscenza di tutto».
DOPING CRIMINALE - «Purtroppo qualche sacca di criminalità ancora resiste. Altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui ogni tanto sorgono dei centri medici illegali, ai quali certi atleti si affidano. C’è un mondo sommerso che le forze dell’ordine contrastano. Forse è ancora vero che il doping corre più veloce, ma come sistema stiamo accelerando. Dal punto di vista scientifico, operativo, formativo e pratico, l’Italia fa il massimo e siamo considerati un’eccellenza per aver esportato in tutto il mondo delle procedure di serietà: dalla programmazione dei controlli alle analisi, fino ai processi».
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