Non è un'attenuante, non può esserlo se l'avversaria è l'Udinese. Ma è un fattore da considerare, soprattutto nel medio-lungo termine di una stagione che la Juventus aveva condotto - fino alla più recente flessione - con un ritmo ben superiore alle speranze e alle più rosee aspettative, considerando anche i non rari infortuni che hanno colpito vari pilastri della rosa. Di che cosa stiamo parlando? Della panchina bianconera. Che ieri sera, all'Allianz Stadium, ha mostrato tutti i suoi limiti, quelli legati innanzitutto alla giovane età dei suoi componenti e dunque alla loro scarsa esperienza.
 

Juve, il 'problema' della panchina


Pinsoglio e Scaglia per la porta (il secondo "pescato" dalla Seconda squadra in assenza di Perin); solo Rugani e il nuovo arrivato Djalò per la difesa; Kostic (a cui è stato preferito Weah, scelta che non ha pagato), Miretti, Nicolussi Caviglia, la new entry Alcaraz e il classe 2005 Nonge per il centrocampo; la stellina Yildiz, Iling-Jr e l'ultima idea Cerri per la fase offensiva. La Next Gen "al potere", in poche parole. Un concentrato di freschezza ed energia pura, almeno sulla carta, con il controcanto di una scarsa - se non nulla, in più casi - conoscenza dei campi della Serie A, che inevitabilmente avrà finito per creare più di una ruga sulla fronte già corrucciata di Massimiliano Allegri.

Juventus-Udinese, Chirico a caldo: 'È tutto un disastro. Alex Sandro il solito flagello, Allegri senza idee'
Già, perché sono lontani i tempi in cui il livornese, voltando le spalle per un istante al terreno di gioco, poteva trovarsi di fronte gente del calibro di Sami Khedira, Blaise Matuidi e Miralem Pjanic, che alla Juve di oggi avrebbero fatto comodo persino a mezzo servizio, con una gamba sola. Ma la situazione è questa, perché nemmeno il mercato di gennaio ha cambiato la sostanza delle cose. E allora non resta che prenderne atto e sfruttare il buono che c'è. Che risponde per esempio al nome di Kenan Yildiz, che in quella panchina non dovrebbe nemmeno più starci.