L’episodio è ormai noto ai più. La Juventus Primavera, su invito di Paolo Montero, non restituisce palla al Sassuolo, dall’azione nasce un gol nel finale che fissa il risultato sul 2 a 1. Sull’episodio in sé si può discutere: per i neroverdi il pallone viene tirato fuori intenzionalmente perché un loro compagno finisce poco prima a terra; per i bianconeri – per Montero in particolare -, quel pallone che va oltre la linea di campo è frutto di un rinvio, perché un calciatore della Juventus sta per recuperare palla dopo il pressing. Ci sembrano normali dinamiche di campo, contestabili certo, ma che vengono esacerbate proprio per quella miscela esplosiva di cui parlavamo prima.
Primavera, Juventus-Sassuolo: quello che non si è visto
Suo malgrado, tra i protagonisti della vicenda finisce il talentuoso centrocampista classe 2006, Francesco Crapisto. È lui, con il suo pressing, a indurre il difensore a buttare fuori la palla; è lui a non restituire ed è ancora lui poi a siglare la rete del 2 a 1, su assist di Javier Gil. Ma è sempre lui, solo pochi minuti prima, a prendersi abbracci e strette di mano degli avversari. Perché? Perché Crapisto, invece di provare a ribaltare un’azione da difensiva a offensiva, butta fuori il pallone per far sì che lo staff medico del Sassuolo entri in campo per assistere un giocatore neroverde finito a terra.
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