D’accordo, 11 punti di vantaggio in campionato rappresentano un bonus che, in parte, si può spendere, ma qualche domanda è lecita. La società, ormai consapevole dell’annunciato mese o più di crisi invernale, perché ci ha messo del suo? Perché ha venduto Benatia per “soli” 10 milioni di euro? Bisognerebbe anche tarare meglio l’insofferenza con cui la Juve risponde all’insofferenza, rendendo inflessibile il motto “Non tratteniamo chi se ne vuole andare!”.
Che possono fare uno “scolastico” Rugani e un fuori-ruolo De Sciglio di fronte a squadre capaci di pressing micidiali? Che può fare una difesa risicata con un centrocampo che non sa ben contenere e, oggi, assai lento? Da tempo s’invoca un centrocampista di lotta e di governo, in grado di coadiuvare Matuidi. Pjanic non lotta, Can non governa, Bentancur può fare le due fasi, ma risulta, come disse qualcuno, ancora acerbo e non del tutto affidabile, Dybala riconvertito a mediano, è sprecato.
Khedira, chiamiamolo Agilulfo, come il “Cavaliere inesistente” di Italo Calvino: una vuota armatura di calciatore, il calciatore inesistente: due mesi fuori, uno dentro, e anche quello a corrente alternata. In questo quadro, si è pensato a non garantire ricambi adeguati in difesa e addirittura all’idea di dare in prestito Spinazzola. E’ chiaro che il figliol prodigo Bonucci, accolto con rabbia da molti tifosi, adesso è divenuto indispensabile.
Ecco: nessuna sconfitta o crisi può rivelarsi terapeutica se non si sanno leggere i sintomi. E di sintomi ce ne sono stati parecchi. Non da ieri.