Alla fine, tutto si trasforma in una decisione. Giorni e giorni di corse, sacrifici e imposizioni, racchiusi in un pensiero banale ma con alto grado di responsabilità: undici uomini da mettere in campo, per una partita come sempre da portare a casa. Premessa fondamentale, perché come pochi altri allenatori per Maurizio Sarri conta come e quanto lavori, non soltanto ciò che puoi dare correlato al nome dietro la maglietta sudata. Per questo, nelle sue gerarchie, davanti a Douglas Costa è finito nuovamente Bernardeschi (leggi qui le parole di Sarri).

IL MOTIVO - Situazione paradossale, data la stagione vissuta dall'esterno italiano. Che ha faticato in termini di ritmo e iniziativa, giocando appena la carta dell'equilibrio come fattore che spariglia le carte in suo favore. Tant'è: sembra bastare. Sembra bastare alla squadra e al suo 4-4-2 in fase difensiva, sembra bastare all'allenatore che con Douglas (e prima con Higuain) ha sempre avuto la sensazione di una squadra troppo sfilacciata, mai compatta e unita come predica dal giorno uno alla Continassa. Dunque, è una "mera" questione di bilanciamenti? Sì. La questione "arma in più" sembra solo una sfumatura per addolcire la pillola a Douglas Costa. Non di certo contento nel vedersi nuovamente tra gli improbabili undici. 

Juve, Bernardeschi: 'Tre di fila'
SEGNALE - Per carità, quanto proferito da Sarri non è mica sbagliato: ma questo è il segreto di una squadra forte, è il motivo per cui ai nastri della ripartenza la Juve era clamorosamente davanti a tutte. L'utilizzo di Bernardeschi però potrebbe avere anche una valenza di mercato, un segnale poco celato a Fabio Paratici e alle voci di queste ore: Milik è un rinforzo necessario, ma un equilibratore come Federico sarebbe il giusto sacrificio? Ai numeri non si comanda, ormai il cuore sembra attrezzo sopravvalutato. Eppure, tra una frase dolce e qualcuna fatta, il mister è stato decisamente chiaro.