Prendiamo la Juve, che dovrà disputare senza tifosi la partita scudetto contro l’Inter. Agnelli, con il buon senso del grande dirigente, ha osservato: “Giocare a porte chiuse non piace a nessuno, ma se ci dicono che dobbiamo procedere così, allora lo faremo. La priorità è tutelare la salute pubblica”. Tutto chiaro, corretto, perfetto. Il presidente bianconero sa - e lo dice - che non è ipotizzabile imporre lo stop al campionato, a meno che non diventi indispensabile per evitare la diffusione del virus, e allora è pronto ad accettare le decisioni di esperti, studiosi e scienziati.
Bontà sua non l’ha messa sul piano dei vantaggi e degli svantaggi che avranno altre squadre a giocare con il pubblico rispetto alla juve, ma si è avventurato in una tesi da esperto in materia di epidemie: “A Roma, Palermo e Bologna (peraltro inclusa nelle zone a rischio, ndr) ci saranno due o tremila persone che lavorano a Milano, quindi devono chiudere anche là”. Ha ragione? Ha torto? Ne parliamo in metro, in ufficio oppure al bar sport.
@steagresti