Il commento che ha lasciato più segno non è stato quello di Andrea Agnelli, e nemmeno il discorso del suo successore, Gianluca Ferrero. Il punto alla base della rivoluzione societaria l'ha centrato Salvo Cozzolino, il primo azionista a prendere la parola durante l'Assemblea - storica - di oggi: "Perché queste luci da funerale?". E infatti la sensazione non si è discostata da quella di un lungo addio, maturato a novembre e trascinato fino al 18 gennaio, il giorno della nuova Juventus, ma soprattutto della celebrazione della vecchia. Doveva essere chiaro il "prima", anche per definire il "dopo". Doveva essere chiara, chiarissima, l'era vincente che la Juve si metteva alle spalle. Per colpe di chi? Un punto che non avrà mai risposta, al limite qualche pensiero, un ragionamento a posteriori.

Superlega, Agnelli: 'Grazie a Barcellona e Real per il coraggio contro le minacce. Il calcio rischia il declino'
IL LUNGO DISCORSO - Comunque, tra le tantissime parole di Agnelli, con altrettante risposte su altrettante note dolenti, si percepisce (finalmente) l'idea che l'ormai ex presidente aveva alla base: quella di rivoluzionare il sistema, partendo dalla base. La scalata di Andrea non è stata solo verso il vertice del club, approdato da parte fondamentale della Royal Family; la scalata di Andrea è stata verso il top del calcio mondiale. Una volta arrivato lì, la visione è stata totalmente incongruente. Oltre i numeri snocciolati, è il mancato sguardo sul futuro che ha inquietato Agnelli. Che ha provato ad ammaestrare un elefante, prima bianconero e poi con l'effigie dell'Uefa: i cinque pilastri del nuovo corso Juventus sono crollati uno dopo l'altro; il Covid ha fatto il resto, donandogli quel "coraggio" di cui avrebbe fatto volentieri a meno. 

IL CORAGGIO - Perché sì, il punto è stato proprio quello: avere coraggio. Di cambiare e di cambiarsi, di arrivare lì dove nessuno aveva osato fare. Agnelli parla dei primi tentativi (di fatto) della Superlega quando era ancora parte integrante di FIGC e Uefa, poi i suoi principali oppositori. "Il problema c'era", dice. E lo sapevano tutti. Perché è stato così ostacolato? Perché anche Icaro pensava di poter volare, in solitudine, vicino al sole. Le sue ali di cera sono state l'ambizione. O forse la (comprensibile) sensazione di sentirsi un alieno in un mondo in cui la mediocrità rischia di prendere il sopravvento. Ha provato, ha fallito, non ha chiesto scusa ma ha sentito tutto il dolore dell'errore. Il futuro è una pagina bianca, dice, e per questo ha lasciato alle spalle il ruolo da membro reale della Famiglia. Che farà della sua Juve esattamente tutto quello che ha sempre fatto negli anni: rivoluzionare, stabilizzare, portarla ancora ad alti livelli. La Juventus resta anche senza Andrea Agnelli, ora Andrea Agnelli deve capire cosa resta senza Juventus.