Cinque giocatori in area di rigore e tre al limite, più Gatti, autore del cross su cui poi è nato il gol di Andrea Cambiaso. In pratica, c'era rimasto solo un uomo dietro oltre a Szczesny. Così era messa la Juve nell'ultima azione offensiva della partita. Un'immagine che rende l'idea di quanto la squadra volesse la vittoria e il momentaneo primo posto in classifica. La Juve ha mostrato anche a tratti gioco ma soprattutto tanta "fame". Dire "tutti all'arrembaggio" però sarebbe sbagliato e falso.

Cambiaso, Milik, Chiesa, Yildiz e Mckennie; ovvero i cinque giocatori nell'area del Verona, erano tutti posizionati perfettamente per coprire l'intero spazio, così come Rabiot, Miretti e Bremer, al limite dell'area, con quest'ultimo leggermente indietro per un'eventuale ripartenza. Ecco, il gol poi, complice il palo colpito da Milik e il salvataggio sulla linea, è stato fatto "nella mischia", ma la preparazione è tutt'altro che casuale. 

'Cosa fai quando mancano pochi secondi?' Dalla Salernitana al Verona, Milik è il 'Michael Jordan' della Juve
Un'ultima azione che rappresenta in pieno anche ciò che vuole Allegri e chiede alla squadra fino alla fine.  "La squadra ci ha creduto fino alla fine in modo ordinato, Tek non affretta il rinvio, Miretti mette la palla... Mancava un minuto, siamo stati lucidi dopo una buona partita", ha detto il tecnico. Facendo un passo indietro infatti, il centrocampista bianconero, nonostante il brusio del pubblico che chiedeva il pallone in mezzo all'area, ha fatto la scelta meno scontata; ha allargato ancora il gioco servendo Gatti, posizionato meglio per il cross. Il resto, sapete com'è andato a finire. 

Ancor più del quinto clean sheet consecutivo, ancora più della vittoria per 1-0 (la seconda consecutiva), è quell'ultima azione il segnale che Allegri ha la squadra in mano, mai come adesso da quando è tornato a Torino. Poi come sempre, si tratta di episodi. Se quel gol non fosse arrivato, probabilmente oggi staremmo parlando della scelta di non inserire prima Milik al posto di un difensore e non di Vlahovic. E invece, dopo che per 95 minuti tutto era andato nel verso sbagliato, tutto è andato nel verso giusto. Anche i cambi di Max.