E il pensiero di chi scrive corre inevitabilmente all'11 maggio scorso. All'Allianz Stadium si gioca Juve-Siviglia, semifinale di andata di Europa League: è la partita più importante della stagione per i bianconeri, che dopo un'esperienza in Champions del tutto fallimentare, terminata anzitempo alla fase ai gironi (e senza l'alibi delle "batoste" per le vicende giudiziarie e societarie), si sono ritrovati a disputare la seconda competizione continentale. Che non mette in palio la coppa dalle grandi orecchie, ma rappresenta sicuramente un'occasione ghiotta per affermarsi finalmente a livello internazionale e rilanciarsi dopo mesi di grandi tormenti e difficoltà, provando inoltre a conquistare sul campo un piazzamento alla successiva edizione della Champions.
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Il tabellino, al 98', parla dunque di 1-1: un risultato comunque deludente, che fa pericolosamente traballare le speranze dei tifosi bianconeri di raggiungere la finale di Budapest, lì a un solo passo, e di continuare a credere nella possibilità di compiere la "missione" che avrebbe dato un senso a una stagione intera. Ecco quindi il rimpianto, quello di non aver giocato il match d'andata al massimo delle proprie possibilità, per centrare una vittoria e poi consolidare il risultato una settimana dopo in Spagna. Le cose hanno preso una piega diversa, come qualcuno temeva. E il sogno si è infranto, causando un'altra ferita al cuore già tanto dolorante del popolo bianconero. "What if", cosa sarebbe successo se...?