Nel bene e nel male, ancora una volta Federico Gatti è lo specchio della Juve. Lo era già stato più volte in questa prima parte di stagione, quando si parlava di una "squadra operaia" che nessuno meglio di lui poteva rappresentare alla luce del suo (recente) passato sui campi delle serie inferiori, e lo è stato nella maniera più evidente nel match di ieri sera di Coppa Italia. Sì, perché l'erroraccio a inizio partita avrebbe potuto tagliare le gambe a lui e a tutti i suoi compagni, rendendo la serata più complessa del previsto, e invece è diventato lo stimolo per fare meglio, fare di più, in un certo senso per tornare sulla terra e ricordarsi che indossare la maglia bianconera, soprattutto oggi, implica la necessità di non concedersi mai e poi mai cali di tensione, nemmeno contro un'avversaria poi punibile con la bellezza di sei gol.

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La Juve, insomma, non deve accontentarsi. Ma prima di tutto deve mantenere quell'umiltà che ha sempre caratterizzato lo stesso Gatti, un giocatore ben consapevole dei propri mezzi e dunque sempre pronto ad abbassare la testa e lavorare, senza perdere di vista l'obiettivo ma soprattutto senza mai dimenticare il proprio punto di partenza. Ecco, solo se rimane su questa lunghezza d'onda, solo se continua a distinguersi per spirito di sacrificio e voglia di "aggredire" gli avversari, chiunque essi siano, la squadra di Massimiliano Allegri potrà togliersi le soddisfazioni sperate e lottare fino alla fine per i traguardi più importanti. In caso contrario, il rischio è che la Juve assomigli sì a Gatti, ma alla sua versione più goffa e rocambolesca, quella capace di concedere un gol con un errore grossolano, frutto semplicemente di un approccio sbagliato e di scarsa concentrazione. Un errore da non commettere.