Questa parte della stagione, questa parte così strana, particolare, cortomusa, comunque bella e sempre difficile, si chiama Angel Di Maria. Non c'è altra Juve all'infuori del sinistro del Fideo, che se segna pure di testa dà un messaggio piuttosto chiaro a compagni e avversari: non esiste un modo reale per fermarlo. Nemmeno in aria, perché va persino in volo. In volo d'Angel. Eh, giochi di parole a parte, è un livello così alto da rendere duro il paragone per chiunque. Ma nettamente impietoso per Dusan Vlahovic, alla quarta partita senza far gol, la peggiore striscia da novembre 2020. Da salvare. 

LA DIFFICOLTA' DI VLAHOVIC - Ecco: e qualcuno lo salvi, il soldato Dusan. Impacciato e per nulla in ripresa. In netta difficoltà non con il gioco, ma con se stesso. La sua partita si è spenta in un contropiede positivo e in tre giocate vissute con imbarazzo. Un po' imbranato, un po' sfortunato. Per due volte è caduto in maniera goffa, in altre occasioni si è ritrovato ancora alle prese con i nervi, colpiti duramente da quel senso di frustrazione che andrà - andrebbe - via soltanto ritrovando la via del gol. Ma non è solo questo, non può esserlo. Ed è un paradosso che si sia fermato proprio quando aveva sprigionato il suo massimo potenziale, nella partita in cui aveva dimostrato di essere attaccante totale, al di sopra di qualsiasi fondamentale. E' mancato l'X Factor del campione: la continuità.

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AGGRAPPATI AL FIDEO - Continuità che sta avendo in maniera irreale Angel Di Maria. E l'effetto creato è di un rimorso raro, che prende allo stomaco: cosa sarebbe stata la stagione con Angel al top sin dall'inizio? Forse una salita meno ripida, ma comunque una salita. Il vero peccato è aver avuto DV9 in un tratto e questo Di Maria nell'altro. Insieme mai avuti realmente. Senza contare Pogba. Senza metterci Chiesa, e le ulteriori preoccupazioni di oggi. La speranza di Allegri è che anche il solo Di Maria basti a trascinarsi. Altrimenti è dura. Parecchio.