Come si dice in Spagna, “vamos” perché la “fiesta” continua. Anchè l’Inter stata costretta a verificare che, in questo momento storico del calcio, vi è una sola e grande realtà vincente. La Juventus di Massimiliano Allegri e di giocatori i quali ogni volta scendono in campo con gli occhi illuminati e il cuore acceso. E allora anche una squadra finalmente solida e ben organizzata come quella di Pioli non può far altro che incassare la paga e al massimo, come alibi, rivendicare qualche piccola “ingiustizia” peraltro inesistente.

Ieri allo “Stadium” l’orchestra bianconera non ha mai stonato, forse anche per rispetto al Festival di Sanremo che si aprirà tra qualche ora e che, insieme con lo spettacolo del pallone, resta uno degli eventi più amati dagli italiani. E mercoledì, serata di recupero con la Juve a Crotone, ci sarà da lavorare sodo sul telecomando per potersi godere fantasie musicali e agonistiche in tempo reale. Nessuna “stecca”, dicevo da parte del coro bianconero e neppure in quel settore del campo che spesso viene messo in discussione per la sua incolpevole anzianità di servizio. La difesa, insomma, dove ieri sera ha giganteggiato Chiellini che con quella chierica sul capo pare un frate francescano e che invece è un eroe. A ruota Lichesteiner che ha il passaporto svizzero ma un cuore ”libico” alla Claudio Gentile. E il suo “scazzo” finale provocato dalla sostituzione, interpretabile da qualche analista superficiale come un messaggio subliminale di ammutinamento, può rendere soltanto felice Allegri perché significa che nessuno dei suoi ragazzi vuole mollare mai. Una dimostrazione di carattere oltreché di innovata fame di successi. Bestemmie a parte che andrebbero accuratamente evitate.

Significativa infine è stata la presenza di Antonio Conte in tribuna. Bene o male fu lui, prima di passare la mano al tecnico livornese, a impartire lezioni di “lotta continua” sportiva ai suoi giocatori facendo in modo che il teorema venisse ben metabolizzato e che gli “anziani” la trasmettessero in fotocopia a coloro che sarebbero arrivati dopo. Una visita inattesa, visti i suoi impegni massacranti a Londra, che ha provveduto a stuzzicare corde emotive molo gradevoli e ricche di suggestioni affettuose. Il rispetto e la gratitudine, infatti, sono beni preziosi che il tempo e la lontananza non debbono mortificare. Il legame, non solo professionale, tra Conte e la squadra decisamente più “sua” per trascorsi anche come capitano esiste e resiste senza alcuna difficoltà. E come tale va celebrato.

Mi ha detto un amico, presente a Londra all’ultima gara stravinta dal Chelsea contro l’Arsenal, che dopo il terzo gol dei “Blues” nel settore più popolare dello stadio è comparsa improvvisamente una bandiera bianconera. E non si trattava certamente di un tifoso del Newcastle che aveva sbagliato luogo. Come dire, un pizzico di Juventus anche nel fumo di Londra che permetterà, a fine stagione, al popolo della Signora di festeggiare due scudetti. Quello della Juventus di Allegri e quello del Chelsea di Conte. Un gemellaggio empatico che nessuna “Brexit” al mondo potrà impedire.