La giornata più lunga. E il più lungo sospiro di sollievo, almeno degli ultimissimi tempi. Andrea Agnelli si è "risvegliato" e rasserenato al fischio finale di Juve-Parma: la giornata appena vissuta è stata un vortice; picchi emozionali, delusione cocente e soddisfazione - per la verità, contenuta - al raddoppio di Alex Sandro. Apparso unico dono fugace della sorte. Ecco, tra la partita che si disputava questa sera e quella che si è giocata negli ultimi due giorni, le differenze erano nette e sostanziali: nella prima, la Juve rischiava una porzione di stagione (per quanto importante), nella seconda ci metteva la faccia e a uno strappo epocale affidava tutte le sue speranze. Ha vinto la gara meno rilevante. Degli strascichi dovremo ancora sapere. E la strada verso la risalita è diventata un percorso di rinascita, senza il booster dei 'super' soldi.

Juve-Parma, discussione Agnelli-Krause nel prepartita
LA RASSEGNAZIONE - Il volto serio, pure tirato, è l'immagine della serata. Le telecamere lo pescano appena mette piede nel suo stadio, dove Agnelli torna protagonista dopo il ko interno con il Benevento e la vittoria con il Napoli. E' passata una vita, è pure finita. E i segni si vedono tutti e si vedevano già questa mattina, quando alle nove entrava in ufficio e vi restava fino a ora di pranzo, sempre sfrecciando, sempre di fretta, come se rincorresse i minuti di una giornata che non avrebbe mai voluto vivere. L'intervista a Reuters è una dichiarazione di resa, il comunicato ufficiale è un moto d'orgoglio e un altro di coerenza. Poi, il campo. A pulire il 'da farsi', quasi a medicare. Di sicuro, a modificare almeno un po' la narrazione della giornata.

MONTAGNE RUSSE - L'iter, almeno quello, non cambia. I soliti convenevoli con gli ospiti e occhi fissi sul riscaldamento dei ragazzi: al suo fianco, Pavel Nedved. Ai suoi lati, Fabio Paratici e Federico Cherubini. Un'immagine simbolica di come la Juve, anche nel momento del crollo d'immagine, resti paradossalmente solida, intatta, un pezzo unico appena innaffiato da un uragano. Resta così com'è, con gli uomini che ha, con le scelte che ha fatto e naturalmente con le conseguenze che arriveranno. Per pensare al futuro, del resto, c'è tutto il tempo, non più occupato dalla Superlega ma solo da rimasugli e carte bollate. Per spiegare, invece, serviranno opportunità. Come quella offerta dal presidente gialloblù, Krause, che per la Juventus ha sempre avuto un debole e che ad Agnelli ha sempre detto di ispirarsi. Gioco facile, stavolta: gli ossi duri sono altri. E anche questo è sembrato un piccolo regalo del karma nella giornata in cui più il suo nome è stato messo in discussione. Per una volta, giustamente o ingiustamente, sono scomparsi i nove scudetti e la crescita della squadra; fuori solo l'autodistruzione alla quale stiamo assistendo negli ultimi mesi. Per una volta, l'ambiente si interroga su un futuro senza il numero uno e lo ritiene non solo possibile, addirittura necessario. Ai posteri, e stavolta non ai post, la sentenza esageratamente ardua.