Quanto a moralismo, in Italia siamo tra i primi della classe, tra politici - sempre in prima fila appena annusano la possibilità di strumentalizzare un evento - intellettuali, editorialisti, buonisti ad oltranza, falsi perbenisti (come dice il Papa: disprezzano gli altri, però la domenica te li ritrovi in chiesa), manipolatori dei social network, e quant'altri.
Prima di tutto, ci tengo a sgombrare il campo da qualsiasi tipo di fraintendimento: un Paese dove il dissenso o la critica vengono represse con la tortura o la morte, e permette che un giornalista venga ucciso, fatto a pezzi e poi sparire all'interno di una propria ambasciata senza fornire spiegazioni esaustive sull'accaduto, non può essere considerato civile, e dovrebbe essere messo al bando dall'intera comunità internazionale. Anche se si tratta del principale produttore ed esportatore mondiale di petrolio, e coi propri milioni di miliardi è in grado di comprarsi di tutto, rendendo ricco chi magari già lo è di suo. Con chi vieta il pluralismo delle idee, discrimina le donne e nega i diritti umani, tortura e uccide le persone, non ci può essere dialogo. Men che meno ci si fanno affari, per quanto possano essere redditizi.
E la Lega Calcio, sempre a caccia di soldi per poter finanziare l'intero movimento, non ce l'ha fatta a dirlo ai 25 milioni di euro sborsati dall'Arabia Saudita per andarci a giocare tre edizioni di Supercoppa in cinque anni. Soldoni. Praticamente il doppio rispetto a quello che offrivano i cinesi.
Il presidente di Lega, Gaetano Miccichè ha dichiarato che l'accordo era stato sottoscritto prima dell'omicidio di Khashoggi, e quindi non era più rinegoziabile, col rischio di pagare penali salate. “Fosse capitato prima - ha detto - non lo avrei firmato”. Sarà stato sincero? Lo sa solo la sua coscienza. Ma da come ha poi difeso la scelta dell'Arabia, ho qualche dubbio: “Abbiamo il via libera di Fifa e Uefa, e poi la Lega Calcio non fa politica, il calcio ha un ruolo sociale. Le leggi arabe non possono essere cambiate dal giorno alla notte, e le donne potranno entrare allo stadio senza essere accompagnate”. Ponzio Pilato versione XXI secolo.
Però io mi domando: dov'erano tutte queste anime belle nel 2014 e nel 2016, quando la Supercoppa venne disputata a Doha, che non era Arabia ma Qatar? Praticamente la stessa cosa: un Paese dove i diritti umani vengono altrettanto calpestati e che è stato pure accusato di finanziare l'Isis. Vado a memoria, ma non ricordo in quelle edizioni analoghe sollevazioni delle coscienze.
Per fermare il carrozzone servirebbe una presa di posizione forte da parte del Governo, in accordo col Coni e la Lega Serie A. Il vicepremier Salvini si è limitato a dire che, per protesta, non guarderà la partita. Come lui, lo faranno per davvero pure tutti quelli che adesso stanno condividendo l'hashtag #cambiamocanale? Lo verificheremo il 17 gennaio sulla scorta dei dati Auditel, che sono quasi certo conterà milioni di ascolti.
I più anziani si ricorderanno bene che nel 1980 quando gli Usa e altri Paesi decisero di boicottare le Olimpiadi di Mosca, i rispettivi governi proibirono ai loro atleti di partecipare a quei Giochi. L'Italia ci andò. Cosi' come nel 1976 l'Italia mandò ugualmente in Cile la propria nazionale di Tennis a disputare la finale di Coppa Davis, nonostante la dura presa di posizione contro la dittatura militare di Pinochet. Se davvero ci fa così schifo giocare questa Supercoppa in Arabia, vengano bloccati i porti e gli aeroporti in uscita, con navi e aerei in partenza per Jeddah. E le prossime vacanze molti di noi, soprattutto quelli che ora si stanno indignando per la scelta di giocare questa partita in Arabia Saudita, non prenotino più viaggi e soggiorni a Dubai.
Buona Supercoppa a tutti e stop alle ipocrisie.