CLIMA - Ed è questa, la sensazione più pesante al fischio finale: la certezza di dover penare all'interno di mille incertezze. Il rischio adesso è di un serio rebound, perché un'eventuale finale di Europa League avrebbe dato modo di tenersi sul pezzo, di provare a chiudere anzitempo ogni discorso in campionato per poi tuffarsi direttamente verso Budapest, praticamente dietro l'angolo. Così non sarà. Eppure così poteva essere, e così è stato per qualche minuto, durante i quali Vlahovic aveva portato avanti i bianconeri facendo piovere complimenti e superlativi per il piano gara di Massimiliano Allegri. Che aveva rischiato, che stava raccogliendo. Fino al gol di Suso: ha cambiato tutto.
La 'testa alta' di Allegri e la Juve: si chiude un'altra stagione senza titoli. E la delusione è fortissima
Testa alta. E' vero: se ne abusa. Ma non c'è espressione migliore per descrivere la sensazione che lascia Siviglia-Juve, naturalmente in ottica bianconera. La testa deve stare su, deve scivolare via dai binari dell'estrema necessità della vittoria e arrivare ad analizzare il momento, a riscrivere questa parte di stagione che non è stata solo "folkloristica", come raccontato da Allegri: è stata proprio sfortunata, e ricca di errori. Errori di troppo. Errori decisivi. Errori che hanno eliminato ogni possibilità di riscattare, o almeno di sorridere: non c'è più nulla da giocare in quest'annata. Che può finire seriamente senza un sogno, anzi due: la Champions è sempre più lontana.
CLIMA - Ed è questa, la sensazione più pesante al fischio finale: la certezza di dover penare all'interno di mille incertezze. Il rischio adesso è di un serio rebound, perché un'eventuale finale di Europa League avrebbe dato modo di tenersi sul pezzo, di provare a chiudere anzitempo ogni discorso in campionato per poi tuffarsi direttamente verso Budapest, praticamente dietro l'angolo. Così non sarà. Eppure così poteva essere, e così è stato per qualche minuto, durante i quali Vlahovic aveva portato avanti i bianconeri facendo piovere complimenti e superlativi per il piano gara di Massimiliano Allegri. Che aveva rischiato, che stava raccogliendo. Fino al gol di Suso: ha cambiato tutto.
CHIESA E DI MARIA - Sì, il mancino di Suso. Arriva da un errore di Chiesa e porta di fatto al paradigma totalmente riscritto: è l'emblema della partita, è il simbolo di una stagione. In cui la Juve è stata sempre bravissima a farsi male da sola, aiutando i vari avversari pronti a sorridere delle loro sventure. L'orgoglio non può nascondere anche questo dettaglio, fondamentale. E la storia non potrà non ripartire dalle parole di Allegri sui giovani: più di un alibi, praticamente una sentenza. Per tornare alla vittoria servirà tempo, tranquillità, ritrovare obiettivi da Juve. Senza essere più traditi dagli uomini migliori, vedi anche Angel Di Maria.
CLIMA - Ed è questa, la sensazione più pesante al fischio finale: la certezza di dover penare all'interno di mille incertezze. Il rischio adesso è di un serio rebound, perché un'eventuale finale di Europa League avrebbe dato modo di tenersi sul pezzo, di provare a chiudere anzitempo ogni discorso in campionato per poi tuffarsi direttamente verso Budapest, praticamente dietro l'angolo. Così non sarà. Eppure così poteva essere, e così è stato per qualche minuto, durante i quali Vlahovic aveva portato avanti i bianconeri facendo piovere complimenti e superlativi per il piano gara di Massimiliano Allegri. Che aveva rischiato, che stava raccogliendo. Fino al gol di Suso: ha cambiato tutto.
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