Geraldo Mocciola, meglio conosciuto come Dino, il capo assoluto dei Drughi, parla per la prima volta al processo Last Banner, per le pressioni della curva sulla società e le infiltrazioni mafiose. Ecco le sue dichiarazioni, riportate da Repubblica, che scrive anche: "Per oltre 5 ore dribbla e sguiscia, snocciolando date e partite, tra domande scomode, mostrando anche in aula la corazza impenetrabile e lo spessore che l'ha reso da anni un capo incontrastato, il leader più temuto e da tutti considerato anche il più pericoloso (anche per i suoi pesanti precedenti penali). "Tutte bugie" racconta in aula, replicando alle domande più scomode, che riguardino i suoi rapporti con gli altri referenti del gruppo, con l'ex security manager della società bianconera Alessandro D'Angelo o con Raffaello Bucci. Con assoluta sicurezza smentisce interpretazioni delle sue telefonate che sembrerebbero inequivocabili, trasformando quelli che sembrano ordini e indicazioni per far star zitti i cori che partivano ugualmente da altri anelli durante lo sciopero del tifo, o le questioni relative a striscioni che non dovevano comparire, in semplici discussioni, tutte risolte senza non solo l'uso della violenza ma anzi per evitare discussioni che potessero degenerare".

E poi spiega: 

"Non esistono tra i drughi generali e colonnelli, ma solo persone con anzianità accumulata allo stadio, che diventano punti di riferimento". Lui - si legge - come Salvatore Cava, o Domenico Scarano. Persone con cui si confrontava, in grado di prendere decisioni "autonome" e che gli riferivano semplicemente cosa accadeva in quello stadio in cui "non metto piede dal 2014" per via di una lunga sfilza di daspo ricevuti.

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Coltellate nel 2006 ad Alessandria? "Come ho detto al personale medico dell'ospedale, sono caduto da solo su un cancello e mi sono infilzato. Tutti dissero che ero stato accoltellato ma non era vero". 

L'avvocato di parte civile della Juventus Luigi Chiappero lo incalza sui busti del duce sequestrati: "sono solo idee personali, non è un'ideologia dei Drughi". E minimizza le telefonate in cui dice che "bisogna imporsi e tenere la briglia se no qui diventa anarchia".

Bucci? "Non l'ho mai menato, non gli ho mai alzato le mani. Hanno detto un sacco di cose non vere, ci mancava solo più che dicessero che a buttarlo giù dal ponte sono stato io". 

D'Angelo? "Sempre avuto buoni rapporti". 

I Drughi e lo sciopero del tifo iniziato per la protesta contro il caro-biglietti? "I più coerenti". 

E chiude: "Apprendo dagli atti che avrei fatto richieste per i biglietti per gli striscionisti, per avere borsoni pieni di gadget e per entrare alle feste. Io non sono mai andato a una festa della Juventus, mai nessuno del gruppo ci è andato: la Juventus non ci invitava mai e io non avrei mai fatto una richiesta del genere".