DIRETTORE SPORTIVO 'INVISIBILE' - "Io mando in giro qualche ex calciatore che ha giocato con me, mi fido di loro perché loro sanno cosa è importante per me in un giocatore".
LE CARATTERISTICHE FONDAMENTALI DI UN CALCIATORE - "La fisicità, la tecnica e il linguaggio del corpo che è fondamentale in campo, ti fa capire il carattere di un giocatore. Ci sono tanti piccoli dettagli che poi fanno la differenza".
SUL VIAGGIO A PIEDI DALL'ALBANIA ALLA GERMANIA - "Non mi vergogno di questo. Dietro tutta questa avventura c’era un sogno da coronare e sono molto fiero della strada che ho fatto. Penso di essere un esempio per tanti giovani che possono fare la stessa cosa, come feci io all’epoca. Fu un viaggio tra paure, difficoltà, domande. Ero da solo, avevo solo un punto di riferimento che mi avrebbe aiutato solo se fossi riuscito ad entrare in Germania. Adesso sembra la trama di un film, all’epoca era anche una cosa pericolosa. Dovevi fidarti dei trafficanti che rendevano possibile il passaggio tra Repubblica Ceca e Germania. Ho deciso di farlo, non mi spaventava niente".
SULLA PROPOSTA DI LOTITO DI DIVENTARE DS - "Quando il presidente Lotito mi chiese di accettare questa avventura tra me e me dissi 'Questo è un pazzo'. Se volevo continuare a giocare? Sì, avevo un accordo con lui di prolungare il contratto per altri due anni (un anno più l’opzione di un altro anno)".
MAI PENSATO DI ANDARE VIA? - "Onestamente, sì. Ci sono stati dei momenti in cui ho pensato anche a questa scelta, soprattutto pensando alla famiglia. Fosse stato per me, non avrei avuto nessun problema ad andare avanti, mal il problema è che abbiamo ricevuto anche minacce di morte, ai famigliari, alla moglie, ai figli, cose che, veramente, non si possono raccontare. Quelli sono stati dei momenti in cui ho pensato se davvero valeva la pena andare avanti, o di mollare. Però, dentro di me, ho sempre detto che non l’avrei data vinta a nessuno, perché ho sempre pensato di avere lavorato con il cuore per la società ed ero convinto che alla lunga, sarebbe venuto fuori il vero valore di questo lavoro e, grazie a Dio, così è stato".
SULL'AFFARE MILINKOVIC E LE VISITE CON LA FIORENTINA - "In quei minuti ero la persona più sicura del mondo che Milinkovic, nonostante fosse andato lì, avrebbe deciso di venire alla Lazio. La sera prima lui mi ha chiamato, dicendomi che doveva andare lì per rispetto di suo padre, ma che la sua scelta era stata fatta e che sarebbe venuto alla Lazio. Mi ha detto di stare tranquillo, che doveva andare lì, ma che, poi, a loro avrebbe detto che veniva alla Lazio. Per questo gli sarò grato, perché ci sono pochi giocatori che fanno una cosa del genere".
COSA NON HANNO CAPITO I TIFOSI DI TARE? - "Non lo so, non so cosa non possano aver capito. Negli ultimi anni, ovunque vada per la città, mi riconoscono, ma il calcio è un lavoro nel quale conta molto il presente. Io cerco di viverlo in questo modo, vivere il presente, essere tutto me stesso con questa società. Anche la scelta di prolungare il mio contratto per quattro anni ancora, nonostante tante richieste avute, anche lusinghiere, da squadre importanti, anche a livello mondiale, mi ha fatto capire che questa società per me significa qualcosa d’importante".
RIMASTO PER UNA SCELTA DI FEDE - "Sì, perché quando arrivano questi momenti capisci veramente cosa significa il presente, dove tu stai. Quando valuti anche con il cuore, il mio cuore mi ha detto di rimanere qui. La scelta l’ho fatta con il cuore. Ogni scelta che ho fatto nella mia vita, l’ho fatta ascoltando più il cuore, che non l’interesse, anche economico, e sono fiero di aver fatto questa scelta".