Può piacere o non piacere (e per molti tifosi bianconeri vale tuttora la seconda opzione), eppure bisogna riconoscere che ieri sera, almeno davanti alle telecamere, Leonardo Bonucci si è comportato da capitano: nelle sue parole dopo la sconfitta contro il Milan c'erano tristezza e delusione, unite alla rabbia per la seconda stagione consecutiva "non all'altezza della Juve", vale a dire senza trofei e motivi per sorridere. Un'analisi tutto sommato lucida, quella del difensore classe 1987, che fra le altre cose ha anche confermato la sua intenzione di restare in bianconero almeno fino alla scadenza di contratto (fissata nel giugno 2024) e ha riconosciuto, con la dovuta onestà e senza troppi alibi, come quest'anno diverse cose non siano andate come avrebbero dovuto.

Bonucci: 'Sono deluso, due stagioni non all'altezza della Juve. Sono mancate sicurezze, per il futuro...'
Ecco, a tal proposito c'è una dichiarazione in particolare che fa riflettere e spinge a mettersi sull'attenti anche in ottica futura: "Non è solo mancanza di fiducia, a volte il piano partita non è andato come volevamo, non abbiamo avuto gli strumenti per uscire dalle difficoltà". E ancora: "Ci sono state partite in cui potevamo fare meglio in fase di possesso, altre in cui abbiamo preso gol troppo semplici, come lunedì contro l'Empoli [...]. Poi si complica il piano della partita, in alcune occasioni abbiamo perso la bussola e questo non può succedere, perchè si può andare in svantaggio ma le partite si possono recuperare".

Bonucci, in sostanza, ha sollevato un problema riconosciuto più volte anche dagli stessi tifosi, ovvero la mancanza nella squadra di Massimiliano Allegri di un piano concreto, di una strategia per affrontare le partite convincente e solida a tal punto da garantire ai giocatori la forza necessaria (che in una big dovrebbe essere pressochè scontata) a non farsi scalfire da un gol preso o da un momentaneo svantaggio. Con la conseguenza che anche un minimo "imprevisto" - sempre restando solo nell'ambito delle questioni di campo, senza sconfinare nelle vicende extra - si è spesso e volentieri trasformato in uno "psicodramma", in una "trappola" da cui sembrava quasi impossibile uscire indenni. Un problema, questo, da risolvere quanto prima. Perché alla Juve, forse ancora di più della mancanza di trofei, perdere l'orgoglio e la voglia di lottare non è accettabile.