Dopo il gesto delle manette ai polsi e dopo il recente “tre” mostrato al pubblico juventino ecco esibirsi con quella mano dietro un orecchio per significare che il suo “nemico” poteva urlare e insultare fino a quando gli pareva, tanto lui non lo avrebbe sentito. Un atteggiamento provocatorio per rispondere alla provocazione subita, accompagnato da una freddezza del volto talmente impressionante da apparire studiata preventivamente a tavolino. La qual cosa non è affatto improbabile visto che lo stesso Mourinho oltre a essere un allenatore davvero “special” possiede anche la qualità di grande esperto in scienze della comunicazione mediatica.
Prima di quel momento dalla curva bergamasca erano piovuti su Carletto ogni genere di insulti che tiravano in ballo la sua “romanità” e in particolare la sua mamma che gli era morta tra le braccia quando lui era ancora un bambino. Un momento di insostenibile sofferenza e rifiuto per l’allenatore dal cuore grande così.
Di tutt’altra origine e sostanza l’atteggiamento snob e privo di pulsioni umane quello tenuto da Mourinho nel suo finale vincente contro la curva bianconera che pure si era comportata in maniera maleducata nei suoi confronti perché un certo passato non è possibile dimenticarlo. L’impressione, netta, è che il tecnico portoghese avesse confezionato quella commedia prima ancora di entrare in campo e che l’avrebbe recitata nel caso il destino gli avesse concesso l’opportunità di farlo. Cosa che è puntualmente accaduta.