Ex Juve e campione del Mondo Marcello Lippi ha parlato a Libero, in un'intervista di Luciano Moggi: 

RIPRESA - «Era ora. Non mi ero stancato di vedere i tedeschi, ma mi faceva rabbia veder giocare loro con noi fermi al palo».

SCUDETTO - «La Juventus, perché mi sembra più forte delle altre nei singoli e perché ha la panchina lunga e di qualità. La Lazio sarà sicuramente l’avversario più pericoloso perché oltre ad avere il capocannoniere Immobile ha un gioco di squadra veramente eccellente. Non mi sentirei neppure di escludere l’Inter, qualora battesse la Samp nel recupero».

5 CAMBI - «Una scelta intelligente, viste le tante partite da giocare in poco tempo. Sicuramente avvantaggiano chi ha la rosa più numerosa e qualitativa».

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INFORTUNI - «Il pericolo esiste, anche perché non c’è tempo di fare prevenzione, giocando tutti i giorni, e le partite sostituiranno gli allenamenti».

PIANI B E C - «Mi auguro che il campionato possa finire laureando Campione d’Italia la squadra più meritevole. A me non piace nè il piano B con i playoff nè tantomeno il C con l’algoritmo».

STADI - «Sarà possibile, qualora il virus ne dia la possibilità. Se sono stati riaperti ristoranti, bar, chiese, palestre, non vedo perché non debbano essere riaperti gli stadi che sono, tra l’altro, luoghi all’aria aperta. Ovviamente mantenendo le distanze e le regole vigenti».

LA SUA JUVE - «Parlare della Juve significa analizzare un’azienda: è riduttivo definirla società di calcio. È stato bello farne parte perché è un ambiente in cui nessuno si intromette nel lavoro altrui e tutti, a cominciare dai grandi personaggi che la dirigono, cercano di aiutarti non solo sportivamente, ma anche nella vita privata».

L'AVVOCATO - «Una persona dal grande carisma che si faceva vedere poco, ma si sentiva molto, che veniva sempre nello spogliatoio, prima della partita, per fare qualche battuta distensiva nell’attesa di andare in campo. Non scorderò mai quando chiamò me e te a casa sua, qualche giorno prima di morire. Voleva rievocare con noi le tante vittorie nei campionati, la Champions, il titolo mondiale per club a Tokyo. E a fine colloquio le sue parole sembrarono un presagio: “Chissà se vi rivedrò”. Strapparono lacrime ad entrambi».

AGNELLI - «Sta contribuendo a dare sostanza al detto: “Buon sangue non mente”».