Ci sono domande, in questa stagione della Juve, che sembrano quasi filosofiche. Ci spieghiamo meglio: Allegri ha ragione quando parla di imprevisti, di storie nelle storie e di faccende in cui ci si affaccenda. Ci spieghiamo ancora meglio: dietro l'angolo di ogni stagione, c'è qualcosa che va storto, stortissimo. Ché oltre al cammino in Champions, c'è stata una piaga che non ha avuto eguali: si chiama infortuni. E si è fatta sentire nel momento di maggior bisogno. Nel calderone, ancora una volta, c'è Juan Cuadrado. 

DOPO DUE GARE - Due partite dal primo minuto non bastano per giudicare un giocatore che avrebbe dovuto spaccare in due questa rosa. E magari prendersi pure i minuti decisivi. Oh, se la Juve avesse avuto i suoi esterni più importanti - con il colombiano, out a lungo pure Douglas Costa -, probabilmente certe storie sarebbero state scritte in un altro modo. Ma il futuro, ecco, che piega prenderà? A giudicare da quanto intravisto in poche e semplici battute, Cuadrado può recitare ancora un ruolo importante, in questa squadra. Importante, non decisivo. In un mercato in cui può valere soltanto una fetta di quanto il suo talento può raccontare, avrebbe poi davvero senso cederlo? Sì, forse solo a una condizione: che si appuri, alla fine, che questo Cuadrado non sia più da Juve. In quattro gare, sul fio del rasoio e delle buone intenzioni.