La serata da incubo in Champions spalanca le porte alla grande paura. Già il minuto dopo, fuori dallo stadio, tra i tifosi  il tema è solo uno: se giochiamo così, se abbiamo perso autostima, se passano le settimane ma gli assenti non tornano mai, se gioca ancora questo Danilo, se i lampi di questi primi mesi sono stati solo un’illusione e la realtà ce l’ha detta lo Stoccarda, domenica ci fanno quattro gol.

“Dai, quattro gol, non esageriamo”. 

Anche loro non sono irresistibili: il turnover non incanta e a Berna vincono quasi per caso all’ultimo affondo con Thuram. Quasi per caso ma vale tre punti, classifica, morale e in tanti si sono riposati.

In conferenza Motta appare un po’ meno disteso del solito, è arrivata la prima sconfitta e con lei il primo momento complicato: degli infortunati non torna nessuno, l’Inter è la favorita col Napoli, proviamoci.
Il giorno della partita ci riporta a casa, con il solito giornale che fa la solita intervista distensiva a un ex giocatore interista che aiuta ad avvicinarci al match con maggior serenità. Il campionario è quello classico: Iuliano, Ronaldo, il 98, il “furto”, insomma tutto il veleno alimentato costantemente da decenni per accompagnare il mediocre e fazioso racconto del calcio italiano.

Kenan Yildiz: svelato qual è il ‘problema’ e quei messaggi dallo spogliatoio che dicono tutto
Prepartita omologato, ora si può davvero cominciare. 
Ecco le formazioni: perché Danilo? Gatti cosa ha? Sta male o hanno litigato? E Yildiz in panchina? Magari vuole tenerselo come cambio. Ma allora come cambio potrebbe incidere di più Conceicao, meglio partire con Kenan e poi inserire il portoghese, se proprio serve un sostituto che spacchi la partita. Khephren ancora fuori, gli altri nuovi tutti rotti. 

Torna alla mente il post Stoccarda: se giochiamo come martedì, questi ci fanno quattro gol.
E noi, per facilitare la profezia, diamo subito il nostro contributo: come non sembrava impossibile prevedere, Thuram va al doppio di Danilo, che lo colpisce in ritardo e provoca il rigore per loro. Siamo già sotto ed è ancora lunghissima. Davanti spaventiamo troppo poco, è il nostro problema da un po’ e mentre sto esprimendo ad alta voce questo pensiero Cabal decide di darmi una lezione mettendo un pallone geniale per l’inserimento di McKennie che fa un’altra cosa geniale servendo Vlahovic invece di tirare: Dusan pareggia ed esulta in attesa del sempre temuto responso Var, stavolta innocuo. Quanto siete permalosi, ragazzi, pareggio immediato solo per smentirmi, e mentre dico questa scemenza – perché quando segna la Juve è tutto bellissimo, anche e soprattutto dire scemenze senza senso - Conceicao manda al bar la difesa nerazzurra per servire Weah che racconta al mondo che i figli d’arte forti li abbiamo anche noi, anzi ora siamo sopra ma la partita è bellissima e qui c’è un pericolo ogni azione.

È tutto perfetto, c’è un solo problema: per l’intensità della prima mezz’ora sembra di essere al settantesimo e invece mancano mille minuti. E infatti pareggiano, poi regaliamo un altro rigore con questa bizzarra mania di dare calci in area, Weah sfiora il pari ma all’intervallo siamo sotto e non è giusto, perché i nostri gol erano splendidi e ben costruiti mentre almeno due dei loro li abbiamo regalati noi.

Si riparte e non ci siamo, perché cominciano a collezionare occasioni e calci d’angolo per chiuderla e Dumfries la chiude davvero. La profezia è realizzata, i 4 gol li abbiamo presi davvero e ora non si fermano perché vogliono il quinto, attaccano, pressano, vogliono umiliarci, mostrando di non temere poi troppo la Juve dei giovani, ferita in Champions e a un punto dal crollare anche qui.

Entra Yildiz, criticato un po’ ovunque, con questa storia insopportabile della maglia numero 10, come se fosse una colpa, e si fa 30 metri di campo per mettere un sinistro all’angolino. 4-3, come Italia-Germania, peccato che siamo nei panni dei tedeschi, ricordati da 50 anni come gli sconfitti di una partita memorabile.

Ma la Juve è strana e, se dovessi dire qualcosa nell’eterno dilemma relativo al suo DNA, farei riferimento alla poca predisposizione a farsi umiliare, a darsi per sconfitta quando gli avversari pensano che sia già finita “perché noi siamo i campioni e loro dei giovani ancora immaturi, anzi guarda, ora mettono Mbangula per Vlahovic, ma dove vogliono andare”?

E in effetti quel cambio non lo capisco neanche io ma io non ci capisco molto mentre Thiago Motta allena la Juventus, e allora magari lo sapeva dall’inizio che poi sarebbe arrivata una uscita di Cabal, un appoggio di Cambiaso, quel cross di Conceicao, una minideviazione, lo stop di Yildiz, tutto questo in 3 secondi che sembrano non finire mai e poi gooool, stavolta si esulta davvero, perché era finita e invece siamo vivi, perché io non ho capito alcune scelte ma alla fine Kenan ha spaccato la partita, l’Inter, tutto e allora è vero, siamo troppo leggeri dietro, Gatti va recuperato al più presto, a gennaio bisognerà prendere qualcuno, gli infortunati pian piano devono tornare, tante cose vanno ancora aggiustate ma stasera abbiamo ritrovato la Juve persa in Champions e immaginato un po’ di futuro.

E se martedì scorso ci avessero detto che quei 4 gol li avremmo presi davvero ma che avremmo finito la partita fieri e orgogliosi, avremmo liquidato gli interlocutori con una espressione incredula e una sonora e divertita risata.

Come dopo un dribbling di Francisco, come dopo due gol di Kenan che fa la linguaccia e zittisce San Siro.