ARTHUR - Se parliamo della mancata convocazione di Arthur, la risposta è banale: le regole vanno rispettate. Il calcio ha i suoi orari. L’arbitro non ti aspetta quando arrivi in ritardo e neppure l’allenatore. Quest'episodio è rilevante. C’è una comunità di venticinque-trenta persone e se ciascuna fa come gli pare diventa una torre di Babele. Qui bisogna dare tutti il massimo, le cose storte non lo permettono. Arrivare in ritardo, alla Juventus come dovunque, è una cosa stortissima. Violare le regole della comunità può costare punti. Allegri si è comportato così perché ha capito ciò che è accaduto lo scorso anno".
IL RUOLO DELLA SOCIETA' - "Mi tocca essere sincero. Quando l’allenatore deve recitare questa parte, e alludo in particolare a vicende come quella di Bonucci, vuol dire che o si è messo d’accordo con la società o si è reso conto di doversi assumere anche il ruolo della società medesima. E questo non è buono per la squadra. A certe cose pensano il direttore generale o il direttore sportivo. I provvedimenti duri che non riguardano le questioni tecnico-tattiche vanno presi dal club. L’allenatore non deve scontrarsi con i giocatori se non per ragioni di campo. Boniperti, il massimo a livello dirigenziale, non avrebbe mai lasciato fare all’allenatore in un frangente simile".