Massimo Mauro ha raccontato gli ultimi giorni di Gianluca Vialli a La Stampa. Le sue parole: 

ULTIMO INCONTRO- "Mi aveva chiamato la moglie Cathryn, “Massimo vieni a Londra”. Soffriva moltissimo Luca, aveva dieci minuti di lucidità, poi doveva ricorrere alla morfina. Gli dissi che sarei tornato dopo Natale, ma lui rispose: “No, Massimo, io e te non ci vedremo più”. Gli ho dato un bacio, me ne sono andato e ho chiamato subito Mancini. L’ho rivisto nella bara, l’abbiamo portata io, Mancio, i fratelli di Luca e Nando, il suo amico storico di Cremona. Suonavano la Canzone del sole di Battisti e un pezzo di Morricone, li aveva scelti lui".

SOFFERENZA- "In quei mesi è stato un eroe. L’ho visto nudo, era solo pelle e ossa, eppure sa qual è stata la sua grandezza in quella immensa sofferenza? Quella di non farsi mai compatire e di non far mai sentire in imbarazzo chi gli parlava. Sa quell’imbarazzo che si prova davanti agli ammalati? Ecco, con lui mai provato. Ha avuto dignità fino in fondo. Come Mihajlovic. Non so se c’è un tratto comune legato al fatto di essere stati calciatori, ma hanno avuto una gestione straordinaria di fronte alle difficoltà fisiche".

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RICHIESTE- "Luca aveva deciso di far conoscere l’Italia alle sue figlie e non era mai stato da me in Calabria. E la volta che mi aveva dato la disponibilità per farlo -“io e te da soli per una settimana” - avevo degli altri ospiti a casa e fui costretto a dirgli di no. Non me lo perdonerò mai".