Steso sul divano, in pantaloncini, con un libro in mano, il figlio poco distante, intento a studiare. Scene di vita normale per Cristiano Ronaldo, ieri sera, nella sua casa torinese. C’è però un particolare, non di poco conto: mentre CR7 si rilassava, apparentemente sereno, a non troppi chilometri di distanza il suo rivale di sempre, Lionel Messi, veniva incoronato dalla Fifa come miglior giocatore dell’ultima stagione. 

La pulce argentina, giusto o sbagliato che sia, saliva sul palco nella prestigiosa cornice del Teatro alla Scala di Milano, stringendo sorridente il premio. La platea era ancor più nobile: c’erano tutti, da Virgil Van Dijk, l’altro candidato al “The Best”, ai migliori allenatori. I componenti del miglior 11 dell’anno non erano scelti a caso, parliamo della massima espressione del calcio a livello mondiale. Tutti presenti, tranne Cristiano Ronaldo. Il grande sconfitto. La Fifa non ha preso bene l’assenza del portoghese: al momento dell’annuncio della top 11, i nomi letti restano 10. Una piccola caduta di stile, quest’ultima, ma bisogna essere onesti: Ronaldo, non convocato da Sarri per la sfida di stasera della Juve a Brescia, non è andato alla cerimonia per un capriccio, una bizza da star. Non è la prima volta che accade, non è semplice biasimare il risentimento della federazione internazionale. 

'The Best', la Fifa snobba Ronaldo, ma se non vince Van Dijk doveva essere lui il campione
Se Cristiano è restato a Torino il motivo è solo uno: non sa perdere, non ha accettato la vittoria di Messi e, per ripicca, non si è presentato. Ora, si può lungamente discutere sul merito della vittoria dell’argentino: ha vinto una Liga e ha segnato tanto, ma sia Ronaldo che van Dijk hanno trionfato in competizioni se vogliamo più importanti. Quindi, a rigor di logica, la delusione di CR7 è giustificata. Meno tollerabile la sua scelta di non andare a Milano. Il punto è proprio questo: disertando la cerimonia, e non rendendo gli onori del caso al rivale di sempre, Ronaldo ha dimostrato poca sportività e nessuna capacità nell’accettare la sconfitta.

Una debolezza, che è però allo stesso tempo la più grande forza del fuoriclasse portoghese. Cristiano non vuole perdere, mai, vuole sempre primeggiare, superare se stesso e gli altri. Non ci può essere nessuno migliore di lui, la vittoria deve essere intrinsecamente legata alla sua figura. Connubio inscindibile, non può che essere così nella testa del fenomeno. Una competitività portata all’estremo, una voglia di primeggiare che lo porta a superare qualsiasi tipo di ostacolo si frapponga tra lui e il successo. Il rifiuto alla sconfitta è il carburante che permette a Ronaldo di essere quello che è: un campione incredibile che, nonostante tutti i record archiviati e i trofei alzati, non si accontenta, mai, e continua a lavorare per migliorarsi. La testa bassa, che nella foto pubblicata ieri nascondeva dietro un libro, nasconde già il furore della rivincita: ha vinto Messi, Cristiano ora ha nuova linfa per far andare a tutta il suo motore.