Il 2011 è un anno molto particolare per la Juventus. La società, presieduta nuovamente da un Agnelli, vuole invertire la rotta dopo due settimi posti consecutivi e tornare al vertice del calcio italiano dopo la bufera Calciopoli di cinque anni prima. Per farlo, si affida a un capitale umano emergente e ambizioso. Non grandi nomi del presente, ma potenziali grandi nomi da lanciare e far esplodere al proprio interno. A partire dall'allenatore: Antonio Conte, che in Serie B ha dominato con Bari e Siena ed è pronto a esprimere il suo calcio ai massimi livelli.

RIVOLUZIONE - In organico arriva un faro di esperienza come Pirlo (attuale allenatore juventino, che meraviglia i ricorsi storici) e poi gente come Vucinic, Lichtsteiner, Vidal. Conte ha il compito di plasmare con loro, e coi giocatori ereditati dalla precedente gestione come Barzagli, Chiellini, Bonucci, Pepe, Matri e Quagliarella (non nominiamo una leggenda come Del Piero poiché al canto del cigno) il collettivo capace di spodestare il Milan di Ibrahimovic, o anche solo di tornare a lottare per le posizioni di testa.

Meteorite - Da nuovo Roberto Carlos a esubero: Athirson, il 'pappagallo' che alla Juve volò basso
L'ATTESO INNESTO - Nei piani del mister all'epoca c'è uno schema ben preciso: il 4-2-4. C'è bisogno di ali veloci che saltino l'uomo. Dall'annata di Delneri sono rimasti Krasic (altro candidato a entrare in questa rubrica) e Pepe. Nel mercato gli arriva il paraguayano Estigarribia, reduce da una bella Copa America. E poi, proprio all'ultimo giorno di trattative, ecco un bel colpo: un'ala sinistra (a piede invertito) 24enne, che arriva per una decina di milioni di euro dall'Amburgo; un olandese di origini surinamesi che l'anno prima, con la nazionale orange, è arrivato secondo ai Mondiali sudafricani (subentrando sistematicamente a venti minuti dalla fine). Insomma, la ciliegina sulla torta, l'ingranaggio finale, il tocco di pregio: Eljero Elia.

UN ATTIMO DI PAUSA - Questa, ricordiamolo, è la seconda puntata di "Meteorite". Il protagonista della prima è stato il terzino brasiliano, anche lui di fascia sinistra, Athirson. Ecco, Elia e Athirson hanno una cosa in comune nella loro esperienza bianconera: il numero di presenze ufficiali.

L'INIZIO - Ebbene sì, il promettente Elia che vuole spaccare il mondo nella nuova Juve contiana accumula la miseria di 5 apparizioni. E, come il suo predecessore di dieci anni prima, mai per 90 minuti. Il primo capitolo della breve saga ha luogo a fine settembre, dopo un mesetto di ambientamento (e l'esordio non ufficiale nell'amichevole col Notts County che inaugurò lo Stadium). Conte nel frattempo ha abbandonato l'idea del 4-2-4: per poter far giocare insieme Pirlo, Marchisio e Vidal, ha virato sul 4-3-3. Ma sono pur sempre necessari gli esterni offensivi. Ed ecco che a Catania viene lanciato dal 1': primo tempo sotto di un gol (Bergessio) e nell'intervallo Conte lo sostituisce con Pepe. Nella ripresa pareggia Krasic, all'unica e ultima gioia stagionale in maglia Juve.

DIFFICOLTÀ - Quel primo tempo del Massimino, finito in una bocciatura, è il momento topico del mancato feeling tra Elia e l'allenatore salentino, che col passare delle settimane accantona le ali offensive, troppo indisciplinate e poco dedite ai ripiegamenti difensivi, e alle porte dell'inverno vara il 3-5-2 che lo accompagna integralisticamente tutt'oggi. A dicembre c'è però la Coppa Italia, vetrina delle seconde linee per antonomasia, e per qualificarsi ai quarti c'è da superare il Bologna: Conte schiera quasi una "Juve B", sulla fascia sinistra fa la staffetta Krasic-Elia. L'olandese entra nel secondo tempo e sfoggia un buon repertorio, la sfida si risolve ai supplementari ed è lui ad appoggiarla al match winner Marchisio.

ULTIMA SPERANZA - Incoraggiato da questo buon segnale, Conte nella successiva gara di campionato sceglie Elia per il ruolo di... sostituto degli ultimi minuti, piuttosto che Krasic. E gli "regala" i cinque minuti conclusivi all'Olimpico contro la Roma: punteggio sull'1-1, c'è da dare l'assalto alla vittoria, proprio il nostro Eljero prende palla sulla trequarti e trova il corridoio perfetto per Quagliarella, ben chiuso in uscita da Stekelenburg. Chissà se il Quaglia avesse messo dentro quel pallone ed Elia avesse così messo a referto il secondo assist decisivo in pochi giorni...

SIPARIO - Le sliding doors però sono spietate: Elia resta fermo all'assist della Coppa Italia, Conte trova la sua formazione tipo che taglia fuori definitivamente (non solo dall'undici titolare, ma praticamente dalla rosa) lui e Krasic. Elia avrà solo altre due occasioni, nel girone di ritorno: gli ultimi venti minuti di un pari a reti bianche a Marassi col Genoa e l'ultima mezz'ora di un poker a domicilio rifilato al derelitto Novara. In questa comparsata finale ha l'occasione in campo aperto per finire almeno una volta nel tabellino marcatori juventino, ma spara addosso al portiere.

ADDIO VELENOSO - Saracinesca abbassata sull'avventura di Elia alla Juventus. Che vanta nel palmarès uno scudetto conquistato da corpo estraneo. Nell'estate 2012 viene venduto per 7 milioni e mezzo al Werder Brema. Con tanto di polemica con la società bianconera, rea di non avergli corrisposto i premi pattuiti.

IL RESTO DELLA CARRIERA - Finirà col perdere di lì a poco la nazionale e intraprenderà una parabola da girovago tra Bundesliga e Premier League, fino a ritrovarsi in patria (nonostante un arresto notturno per rissa in un locale di Rotterdam): vince il campionato olandese col Feyenoord e poi quello turco con l'Istanbul Basaksehir. Spesso acciaccato, spesso utilizzato come arma da impiegare a partita in corso per ubriacare a suon di dribbling le difese stanche. Due mesi fa, a 33 anni, ha fatto ritorno in Olanda, nell'Utrecht.

DICE LUI - Elia conserva un buon rapporto con l'Italia, nonostante tutto. Fa autocritica e sa di avere avuto poca applicazione quando ha avuto le giuste opportunità, e ricorda con piacere gli aneddoti con mostri sacri come Pirlo, Buffon e Del Piero. E grazie all'intesa con Pellè al Southampton ha successivamente avuto modo di apprezzare ancora di più il nostro Paese. Pochi anni dopo l'esperienza juventina, qualche club di Serie A l'avrebbe cercato, ma tutto si sarebbe spento nel muro eretto da Werder e Feyenoord.

DICONO DI LUI - Poco tempo fa Simone Pepe ha affermato che Elia alla Juve è durato "come un gattino sull'Aurelia". Un pizzico di ironia, forse incoraggiato dalla consapevolezza che quella freccia olandese era arrivata per sfondare proprio nel suo stesso ruolo. Invano.