Siamo ormai reduci dai bagordi natalizi e abbiamo tutti scartato i nostri regali sotto l'albero. Ma non sempre i regali sono graditi. Mai come in questo periodo, infatti, si rischia di ricevere sonori "pacchi"... E quale periodo migliore di questo, dunque, per girare le lancette dei giorni, dei mesi e degli anni per andare a ripescare giocatori che, presi con belle aspettative, non hanno esattamente lasciato un marchio indelebile nella storia bianconera? Andiamo per la precisione al 15 marzo 2004, quando France Football annuncia: Olivier Kapo ha firmato per la Juventus...

IL CONTESTO - Il Lippi-bis è arrivato al capolinea. In quel 2003-04, dopo due scudetti, arriva una prematura uscita dalla lotta scudetto e dalla Champions League. In primavera la Triade pensa già alla rifondazione e mette subito a segno un colpo a centrocampo per la stagione successiva. Classe 1980, emergente della nazionale francese, Kapo è un centrocampista offensivo mancino in grado di giocare sia da mezzala che da mezzapunta. Insomma, un "mezzo e mezzo" che qualche mese dopo si giocherà le sue chance nella nuova Juventus di Fabio Capello.

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L'APPRODO - Kapo arriva a parametro zero dopo un'intera giovane vita trascorsa nell'Auxerre. Nel 2003 ha vinto la Coppa di Francia indossando la numero 10. Quando si presenta ufficialmente al pubblico juventino il 7 luglio 2004 prende il 23 e non nasconde le sue ambizioni: "Purtroppo con la nazionale francese non ho preso parte all'Europeo: ero il 24° della rosa e in Portogallo si andava in 23. Peccato, ma se faccio bene qui avrò molte speranze di entrarci stabilmente".

L'INIZIO - La Juve del 2004-05 è una corazzata, che in Italia sarebbe stata abbattuta solo dalla Giustizia sportiva. Nel solidissimo 4-4-2 di Capello, Kapo si trova tappato in ogni reparto: nella mediana ci sono Emerson e Tacchinardi, con Appiah e Blasi alternative. Sulle fasce offensive ci sono Camoranesi e Nedved, con Ruben Olivera prima alternativa. In attacco regna il dualismo Del Piero-Ibrahimovic insieme a Trezeguet, e Zalayeta prima alternativa. Il piano dell'allenatore friulano è molto chiaro: Kapo viene impiegato come elemento utile per il turnover soprattutto sulle corsie esterne.

SLIDING DOORS - Capello regala a Kapo un paio di comparsate in Champions League a qualificazione già acquisita, lo schiera per tutti i 180 minuti in Coppa Italia nella debacle contro l'Atalanta (quella dei 5 gol di Lazzari tra andata e ritorno) mentre in campionato lo usa davvero col contagocce. Alla decima giornata, però, una bella opportunità: al Granillo contro la Reggina entra al posto di Blasi e nel finale segna con freddezza il 2-2, ma sulla sponda aerea di Olivera è qualche centimetro oltre l'ultimo difensore e Paparesta annulla (sì, è il match del presunto episodio di Moggi e lo stanzino, poi smentito nei tribunali).

MEZZA GIOIA - Smaltita questa delusione, Kapo continua a essere un tampone (nel senso più metaforico del termine, beati i tempi senza Covid) qua e là, lasciando spesso intravedere belle qualità, come alla 14^ giornata contro la Lazio: subentra a Olivera e nel finale scappa con una magia sulla fascia destra, propiziando il rimpallo che mette Ibrahimovic in condizione di segnare il definitivo 2-1.

LA GRANDE OCCASIONE - Finché il 2 febbraio 2005 arriva al Delle Alpi la Sampdoria e, con Nedved e Olivera out, tocca finalmente a Kapo da titolare: il francese parte con l'argento vivo e va vicino al gol, ma viene chiuso in extremis da un Antonioli che quella sera para tutto... In quel Juve-Samp, però, dietro l'angolo c'è il fatal zampino della sfortuna: problema muscolare, dopo 20 minuti Kapo è costretto a uscire. Tornerà in campo dopo quasi tre mesi, nuovamente come cambio degli ultimi minuti.

LA FINE - L'unica altra prova da titolare in Serie A arriverà a scudetto appena acquisito matematicamente, il 22 maggio a Livorno, un 2-2 di fine stagione: ad aprire la festa è Nedved su suggerimento proprio del 23, quel giorno schierato al posto di Camoranesi. È l'ultimo atto dell'avventura juventina di Olivier Kapo, uno di quei tanti giocatori degli anni Duemila molto forti nei videogiochi ma non altrettanto top nel mondo reale.

I NUMERI - Il suo bilancino bianconero, in quella sua unica annata, parla di 561 minuti complessivi spalmati su 19 presenze ufficiali (3 in Champions tra preliminari e girone, 2 in Coppa Italia e 14 in campionato). La Juventus lo manda in prestito in Francia nel Monaco e in Spagna nel Levante, finché nel 2007 la nuova società di Cobolli Gigli e Blanc, passata nel frattempo da Calciopoli e la Serie B, lo cede in Inghilterra, nel Birmingham City, per quasi 3 milioni di euro.

LA CARRIERA - Dopo un pellegrinaggio tra Wigan, Boulogne, Celtic (appena due presenze però in Scozia), Al-Ahly (Qatar), un romantico ritorno all'Auxerre, un'appendice greca nel Levadiakos e una polacca nel Korona Kielce, Kapo si è infine ritirato nel 2015, a 35 anni. Le sue uniche presenze con la nazionale transalpina sarebbero rimaste le 9 totalizzate nei due anni prima di venire alla Juve (con tanto di Confederations Cup vinta nel 2003). Dopo la Juve, più nulla. Al vero salto di qualità, complice anche un pizzico di sfortuna, non ha retto. Volendolo paragonare con un precedente protagonista della nostra rubrica, vengono in mente un suo predecessore come Jocelyn Blanchard e un successore come Eljero Elia.

OGGI - Ma non è mica detto che bisogna per forza diventare Del Piero o Ronaldo per essere felici e realizzare qualcosa di importante. Kapo ha ottimi ricordi della sua esperienza alla Juventus e dopo il ritiro ha messo al servizio le sue competenze per aiutare il Paese dov'è nato: si è trasferito in Costa d'Avorio e ha fondato una scuola calcio per bambini e ragazzi.