CALCIATORE – "Quando ho iniziato a giocare a calcio era il mio sogno, non c’è stato un momento preciso. Quando sono entrato alla Juve ero un bambino, ho sempre dato per scontato il contrato e che avrei dovuto studiare per avere un futuro".
L'ESTATE - "Ha chiuso una stagione impegnativa, l'u21, poi l'u19 e dopo l’Europeo c’è stata la maturità e fino al 10 luglio ero impegnato a scuola. La cosa più difficile? La maturità, a calcio non ho problemi, a scuola..."
L'ESORDIO - "La situazione a centrocampo era corta, io però non pensavo di giocare titolare".
SPOGLIATOIO – "L'entrare nello spogliatoio della Juve, dopo aver fatto tutto il percorso, essendo tifoso, mi ha fatto molto effetto. L’esordio non è paragonabile, però ci sono una serie di cose che fanno capire dove sei arrivato. Lo spogliatoio, allenarsi con loro, le trasferte e poi giocare con loro".
CHICO - "Il mio soprannome fin da bambino. Quando giocavo al Cuneo eravamo tre o quattro Fabio. Ero piccolo e mio padre voleva incitarmi, ma non capivo si riferisse a me da fuori. Poi dopo un torneo vinto siamo andati a cena da un amico che aveva una maglia di questo Chico. Dopo questa serata mio papà ha iniziato a chiamarmi così, poi anche tutti i miei amici e tutti gli altri. In spogliatoio no"
VIAGGIO A LONDRA - "Ero in vacanza con i miei genitori a Londra. Li stressavo i miei genitori che volevo andare a vedere gli stadi, tra una cosa e l’altra l'abbiamo fatto. E allo stadio del Chelsea siamo passati in sala conferenze e allora i miei genitori mi hanno detto di fingere che fosse una vera conferenza. Mia sorella mi faceva le domande, io facevo finta di avere il traduttore e rispondevo in italiano".
TIMIDO O NO? – "Mi sono calmato negli ultimi anni, da ragazzino ero più testa calda. Sono timido a primo impatto, poi mi smollo quando trovo confidenza".
IL GOL - "E' una cosa che ho sempre avuto nelle giovanili".
QUALITA’ – "Me ne accorgo perchè un po’ di anni fa mi ha allenato Giovanni Valenti. Lui è stato il mister che mi ha fatto capire quanto fossero importanti cose scontate come l’orientamento o lavorare in spazi con tanto pressing. Me lo porto dietro da qualche anno".
FIDANZATA - "Quando ci siamo messi insieme non avevo l’orecchino ma lei approva. Stiamo insieme da ormai tre anni. Siamo molto uniti, ci siamo sempre visti tanto".
CONVITTO - "Il passaggio dal convitto mi ha cambiato la vita, dall’essere servito e riverito sto imparando ad aggiustarmi. E’ una cosa che ho sempre voluto fare comunque".
IDOLI - "Il mio idolo da bambino era Nedved, non so perché in realtà. Ero piccolino, guardavo la Juve e mi piaceva: non come può piacermi adesso De Bruyne, mi piaceva perché faceva goal. Volevo farmi crescere i capelli come lui, li portavo a caschetto. Ora il mio punto di riferimento è De Bruyne: di lui mi piacciono la visione e il modo con cui passa la palla, oltre a vedere le cose sa come farti arrivare il pallone, è qualcosa su cui so di dover migliorare e per quello mi ispiro a lui".
GIOVANI - "Secondo me non è vero che i giovani in Italia giocano poco. Adesso ho avuto un po' di spazio in più io, sta giocando Scalvini che è della mia stessa età. Forse all'estero hanno meno paura a buttarli dentro, però poi quello che giudica è sempre il campo. Scalvini mi piace, abbiamo sempre giocato contro nei campionati giovanili e insieme in Nazionale, è molto forte".