"Amici lettori, è emozionante riavvolgere la pellicola dei propri trascorsi juventini e napoletani e rivivere le immagini di tanti successi. Napoli-Juve è la partita clou della giornata, il San Paolo vestirà l’abito delle grandi occasioni, la città è in fermento, mentre Torino, al solito, è apparentemente più distaccata. Ma si sa: a Torino vinci il campionato e il giorno dopo sei già al lavoro per il prossimo; a Napoli, le feste possono durare anche 12 mesi. Quell’anno che vincemmo lo scudetto, comparse addirittura uno striscione al cimitero: «Che vi siete persi... ».
Difettava in professionalità, aveva poca simpatia per Ottavio Bianchi, era però amato dai compagni. Prima di un Napoli-Bologna, Bianchi ebbe febbri altissime e Diego, sparito da tre giorni, appena lo seppe e certo che il mister non potesse sedere in panchina, venne il sabato al campo ad allenarsi: «Dobbiamo vincere per dimostrare a Bianchi che può anche andare al cinema quando giochiamo noi». Finì 3-0, tris di Maradona.
Qualche giorno prima di andarsene, l’Avvocato chiamò me e Lippi a casa sua e dopo aver parlato per circa un’ora ci congedò: «Chissà se vi potrò rivedere». E grande era il feeling con il Dottore: mi chiamava il Comandante ed io ero felice nel confrontarmi con lui. Con Giraudo eravamo andati a ingaggiare Capello a Milano e al ritorno Antonio disse di chiamare Umberto e comunicargli la firma di Fabio. Ci rispose donna Allegra dicendoci che il Dottore era morto: ci guardammo sbigottiti, poi Giraudo sussurrò: «Per noi è finita». E fu proprio così.