Napoli al tappeto. Sconfitto e abbattuto, disintegrato sostengono in molti. Non tanto per il giudizio della Corte d'appello federale, che ha confermato quanto già deciso dal Giudice Sportivo, ma più per i modi, le frasi, le accuse. Il secondo round ha visto un altro duro colpo per il club azzurro, che si è visto confermare il 3-0 in favore della Juventus e il punto di penalizzazione. Il giudice Sandulli e il suo tema hanno motivato la sentenza in maniera pesante nei confronti del Napoli, mettendo anche un tassello anche nel prossimo grado di giustizia a cui si rivolgerà De Laurentiis: «Preliminarmente si intende ribadire, anche in questa sede, un principio più volte affermato dal Collegio di Garanzia dello Sport del Coni (cfr., da ultimo decisione n. 56/2018): “il fine ultimo dell’ordinamento sportivo è quello di valorizzare il merito sportivo, la lealtà, la probità e il sano agonismo”». 

Eroe del Barcellona in Youth League, alla Juve per restare: ecco chi è Alejandro Marques
SEVERISSIMA - La Corte d’appello non ha risparmiato dure frecciate al Napoli, riferendosi anche ai valori di lealtà e probità: "Tale principio non risulta essere stato rispettato, nel caso di specie, dalla Società ricorrente, il cui comportamento nei giorni antecedenti quello in cui era prevista la disputa dell’incontro di calcio Juventus-Napoli, risulta, teso a precostituirsi, per così dire, un “alibi” per non giocare quella partita". Rifiutata totalmente la causa di forza maggiore invocata da De Laurentiis, con tanto di accuse: "Una scelta volontaria, se non addirittura preordinata, della Società ricorrente", volta allo "scopo di non disputare il predetto incontro o, comunque, di precostituirsi una scusa per non disputarlo". E ancora: "la ragione per la quale una Società di calcio professionistico, ben consapevole del contenuto dei Protocolli federali in materia di gestione delle gare e degli allenamenti in tempo di Covid-19, per averli applicati più volte, debba chiedere lumi sulla loro applicazione alle Autorità sanitarie è difficile da comprendere e a tale condotta non può che attribuirsi altro significato che quello della volontà della Società ricorrente di preordinarsi una giustificazione per non disputare una gara che aveva già deciso di non giocare". Insomma, un rifiuto chiaro, con accuse e il terreno pronto per un altro no: quello del Collegio di Garanzia dello Sport del Coni, per i principi di lealtà già citati. 

LA REAZIONE DELLA JUVE - E la Juve? La Juve non si è mai costituita nel procedimento e preferisce sempre il basso profilo, la strada del silenzio. Come affermato da Agnelli e ribadito più volte: il club bianconero accetta ogni sentenza, consapevole di aver svolto la propria parte egregiamente, essendosi attenuta sempre perfettamente al protocollo. Ma, scrive il Corriere dello Sport, nel silenzio un po' di soddisfazione c'è. Della Juve e non solo, perché questa sentenza aiuta il calcio ad andare avanti, rispettando leggi e protocolli creati per sorreggerlo in questo momento di emergenza. Anche Agnelli aveva ricordato che "l’importante è avere sempre quello spirito di lealtà sportiva che sta alla base di tutto". Lui come la Corte: il Napoli non ha agito secondo regole e principi, perciò merita di essere punito. Questo il senso.