Lo si aspettava, è arrivato. Ci ha messo un po' più del previsto, ma la colpa non è nemmeno sua, poi Emre Can è finalmente sbocciato. Non come ci aspettava, ma con un'invenzione che ne ha cambiato in parte le caratteristiche o probabilmente ne ha sfruttato quelle ora a disposizione. Sì, perché il problema del nodulo alla tiroide ne ha condizionato l'inizio e l'impiego come arma in più del centrocampo, che avrebbe avuto bisogno delle sue sfuriate stile Liverpool, di quello stile box-to-box che è quasi diventato un marchio in Inghilterra. E, invece, nei mesi si è tramutato in tanto altro... forse ancor più prezioso.

DA 'VECCHIO' A NUOVO - La propensione offensiva c'è, quella atletica - straripante a tratti - è in crescita ma ancora da recuperare pienamente. Ecco perché, Allegri, ha deciso di giocare con le sue qualità, di gestirlo dall'Atletico Madrid in poi tra centrocampo e difesa. Tra mezzala e terzo difensore. Lì, a coprire ogni buco, lì a defilarsi per impostare l'azione, lì per poter ampliare le possibilità del terzino di sganciarsi sulla fascia e creare nuova pericolosità. Una mossa a sorpresa, vista per la prima volta in Champions, e ripetuta ieri sera a Cagliari. Geniale è stata definita dai più all'esordio, puntuale si può definirla oggi. E' la svolta di Allegri, quella che ogni anno arriva, prima o poi. E che anche quest'anno non ha tradito. Basterà per vincere tutto?