Un, due, tre. E cioè tredici, che poi sono i gol siglati finora in campionato in quindici giornate. Chi ha osato avanzare (legittimi) dubbi su chi e cosa sia diventato Cristiano Ronaldo, alla fine ha dovuto prendere la calcolatrice nell'ultimo cassetto. Giocoforza, s'è messo a fare i conti. Partendo esattamente dall'un, due e tre arrivato quest'oggi contro il Cagliari. Nessuna Epifania, però: la tripletta chiusa alle spalle di Olsen è stata la ciliegina su una torta ricchissima di indicazioni. Non solo Cristiano ha saputo trovare continuità di rendimento: finalmente, questa Juventus non va più a sprazzi. 

DICIOTTO - Immobile è a 19, ma il numero che balza nella mente di CR7 è il 18. Sta a significare in quanti anni di fila ha saputo marcare il tabellino. Era poco più di un ragazzino, nel 2002, e già faceva del gol il suo mestiere; oggi, mille premi, vittorie e giorni, è la sua continuità mentale a portarlo su un livello diverso. Basta vedere il primo gol: è il succo del suo talento a spremerlo fuori, a dare la scossa, a sprigionare la paura e ad anticipare il successo. L'errore di Klavan e la titubanza di Walukiewicz sono palesi, nel mezzo c'è però il suo scatto primordiale. Tre passetti, quindi la falcata. Punta davanti ad anticipare il difensore e Olsen battuto praticamente a occhi chiusi. Quella è voglia di primeggiare, non è soltanto istinto o compito da svolgere. E' qualcosa che va oltre, di diverso. Da Ronaldo che spiega Ronaldo. Impagabile. 

Juve-Cagliari 4-0 pagelle: Ronaldo show, Demiral perfetto
IN TUTTI I MODI - Anche il terzo gol è un esercizio da fuoriclasse. C'è la pazienza di attendere - e di rimanere in una posizione ideale -, c'è il controllo di sinistro e il pallone allargato in un istante per sfuggire a Olsen in libera uscita. C'è il tocco sotto, e inevitabilmente, meravigliosamente, incredibilmente c'è Ronaldo pure lì. Nelle giocate e nelle idee, nelle impostazioni e nell'ultimo passaggio. In gol in tutti i modi, in 18 anni, da 5 gare di fila. Il rigore non vale quasi menzione: è una formalità che vale la prima tripletta italiana. Non lo è il fatto che soltanto Sorrentino gliel'abbia parato in Italia (e un po' ne ha tirati, eccome), o che lo Stadium pensi già a come festeggiare quando fa i suoi passi al di là del dischetto. A proposito: è cambiata la musica, ora dopo le reti si suona Blur, Song 2. Ma si balla sempre a ritmo Ronaldo.